UNA BELLA LEZIONE! (di GLG il 5 giugno 2010)

    Dopo l’ultima azione israeliana, avevamo notato che Il Giornale, il più vicino agli ambienti berlusconiani, era perfino stato “più realista del re”, sposando la causa degli aggressori con particolare ottusità. Sono convinto che anche quei pochi giornalisti di quel giornale, che in passato sembravano ragionare, abbiano parzialmente abdicato al loro atteggiamento sensato per adeguarsi alla paura che negli ambienti berlusconiani si è infiltrata in merito alle accresciute pressioni americane per la sostituzione del premier italiano. E’ dal lancio del “Duomo” milanese in faccia a quest’ultimo che si è notato il progressivo svaccamento delle posizioni italiane in politica estera. Sia chiaro che non penso affatto ad un Israele in pieno accordo con le “serpentesche” tattiche obamiane; tuttavia, gli Usa non abbandonano i loro fiduciari in Medio Oriente e, di conseguenza, gli ambienti italiani, fino ad ieri in vena di qualche autonomia verso “est”, si affrettano a dimostrarsi più obbedienti che possono.
    Avevo notato che invece l’altro giornale della “destra”, Libero, pur essendo nella sostanza sulle stesse posizioni, era stato meno “chiuso”; almeno parlava di una sorta di “autogol” israeliano. Non si è trattato di questo, ma del tentativo di tale paese di rendere più tesa la situazione per non far andare troppo oltre la tattica obamiana tesa a riconquistare posizioni presso gli arabi “moderati", e a trovare modesti (e temporanei) arrangiamenti con le potenze in crescita appunto ad “est”; un po’ come RDT e Cecoslovacchia, con i loro servizi segreti, creavano “imbarazzi” quando sembrava si intavolassero trattative per loro “pericolose” tra Usa e Urss. In ogni caso, le posizioni di Libero esprimono maggiore “sottigliezza” rispetto al Giornale.
    Oggi addirittura, con mia effettiva sorpresa, il giornale diretto da Belpietro riporta a titoloni di scatola: “Missile Usa anti-Silvio”. E nel sottotitolo di rincalzo: “L’inchiesta Finmeccanica. Secondo alcune voci, dietro il processo al colosso italiano delle armi c’è la Casa Bianca [non generici “ambienti statunitensi” o la geronimiana “manina d’oltreoceano”; ndr], nervosa per il legame Berlusconi-Putin. Fantapolitica? Forse, ma anche nel ’92….”. Ho letto d’un fiato l’editoriale del direttore e, se pur appena felpato, vi ho trovato tutto quanto il sottoscritto, assieme a Preve, scrisse alla fine del ’94 su “mani pulite” (ivi compresa la funzione di “agente” di altri servizi esplicata dal magistrato allora in auge e oggi “non fine” politico sempre sulla cresta dell’onda) e pubblicato poi nel Teatro dell’assurdo (Punto rosso gennaio 1995). Ancor più, vi è in sintesi quanto su questo blog tutti noi scriviamo dalla sua nascita (diciamo dal gennaio 2006) in merito alle falsità circa un Berlusca amerikano per eccellenza, e agli attacchi Usa alle nostre industrie di punta e ai settori berlusconiani per i loro indubbi spunti di timida autonomia dai pre-potenti statunitensi, ecc.
    Certamente manca il riferimento a quelli che chiamo “confederati”, ai sedicenti “poteri forti” (banche con alla testa l’ex vicepresidente della Goldman Sachs e la Confindustria, dove il cambiamento da Montezemolo alla Marcegaglia è stato, in piccolissimo, simile a quello tra Bush e Obama), anello di congiunzione tra Usa e gli ambienti politici (sinistra, centro “casinista” e destra finiana) che sono gli scherani più proni alle posizioni dei “padroni” d’oltreatlantico. Tuttavia, malgrado la domanda retorica se è fantapolitica, si trova nel suddetto editoriale tutto il necessario per capire chi oggi serve fino in fondo gli interessi statunitensi e chi vi si è appiattito ultimamente per paura di essere “fatto fuori”.
    Il ritiro di Faissola (rappresentante delle piccole banche popolari e cooperative) e il via libera al banchiere sedicente “rosso” (comunque certo “di sinistra”) Mussari, rappresentante dei “poteri forti”, per l’ascesa alla direzione dell’ABI è un ulteriore sintomo di grave cedimento all’accresciuta pressione americana. Di fronte alla quale si sono mostrati per quello che sono anche i finti antimperialisti e “comunisti” da diporto di tipo “rifondativo” e simili (vedi l’articolo di Liberazione riportato da G.P. con suo caustico commento), che sono oggi il comparto più reazionario e più venduto allo straniero, alla stessa stregua di quei “comunisti” iracheni che hanno appoggiato l’invasione Usa.
    E’ comunque l’intera sedicente sinistra, da me indicata da anni quale autentico cancro che avrebbe ucciso la società italiana, ad essere la forza politica (politica si fa per dire, visto che al posto di quest’ultima hanno messo il gossip e l’azione giudiziaria; e dal 1992, cioè da ormai vent’anni!) più traditrice dei nostri interessi, quella che va odiata e indicata al disprezzo di chiunque abbia ancora uno spirito minimamente indipendente e non quello tipico italiano del “Franza o Spagna, basta che se magna”. Sinistra e “comunisti” sono le forze più schierate con gli Usa e con i loro referenti italiani situati nelle grandi banche (a partire dal vertice del sistema bancario) e nella Confindustria. Sono i nemici per eccellenza; solo per opportunistica imitazione, seguono poi le frazioni di “destra” del tipo dei finiani e pochi altri.
    Oggi stanno cedendo, per paura e tentativo di salvarsi con compromessi al ribasso, anche gli ambienti berlusconiani. Per il momento questa è la desolante fotografia della situazione. Che almeno vi sia però la consapevolezza di quali sono i principali uccisori dell’autonomia italiana. Contro questi va organizzata la “nuova resistenza”; con la consapevolezza che con essi non è possibile alcun compromesso. Sono da considerarsi quali traditori e rinnegati, dei volgari “Gano di Maganza”, ancor più biechi e meschini di quest’ultimo. In un paese geloso della sua autonomia, sarebbero già stati processati e adeguatamente condannati per “alto tradimento”. Essi vanno odiati e disprezzati assai più degli israeliani, che almeno difendono il loro paese, i loro interessi nazionali.
    Prego il curatore del blog di pubblicare appena possibile anche l’editoriale di Belpietro per intero.

Qui l'editoriale di Belpietro