UNA CONFERMA DIETRO L’ALTRA, di GLG, 17 giugno ‘13

gianfranco

E anche un’infamia dietro l’altra. Cominciamo dalle conferme. Credo che un giornale on line, visitato la mattina, dovrebbe essere più aggiornato del cartaceo la cui stampa viene chiusa nella notte. In realtà, da un po’ di tempo, Il Giornale o non riporta nell’on line (come ha fatto ieri) determinati articoli del cartaceo (proprio quelli dei titoloni di testa) o comunque li ritarda di molto. Oggi non so come si comporterà [sono le 13 e non vedo nulla]. Comunque, intanto, riporto i titoloni sul cartaceo odierno, così come sono messi:

CONTRO I TRADITORI

L’ARMA SEGRETA DI NAPOLITANO

Il Colle non accetterà il ribaltone di Bersani coi grillini. Piuttosto si dimetterà beffando i congiurati

Berlusconi blinda l’intesa Pd-Pdl: Imu e Iva? Le risorse vanno trovate

Segue editoriale di Feltri, illustrativo dei titoli (anche quello non lo vedo al momento, ma apparirà immagino, è il direttore). Qual è la conferma? Poiché la “meravigliosa” Costituzione (quella “antifascista”) è ufficialmente intoccabile – anche se l’hanno tirata e distorta da tutte le parti a loro piacimento – non si poteva rieleggere un presidente della Repubblica, che in Italia permane al Colle già 7 anni (a 14 è quasi un monarca, un vero Savoia). Allora hanno combinato tutta la commedia dell’elezione presidenziale, fregandosene dei tempi e della crisi che dicevano gravissima, insostenibile, da affrontare subito. Hanno finto di individuare scelte “accettate” e “sicure” come Marini e Prodi, li hanno “bruciati” – ma non preoccupatevi, loro consenzienti; e hanno sicuramente ben contrattato la loro “delusione” – per fare vedere al “poppolo” che non vi era altra soluzione, “di emergenza”, che rieleggere il vecchio (anche nel senso dell’età più che vetusta) presidente. Perché? Perché era l’unico garante, fin dal 1978, di certi rapporti internazionali cui l’Italia deve rispondere (e ne risponde ancor più dopo il “crollo del socialismo”, “mani pulite” e quello che abbiamo rivelato in tutte le salse).

Altri non potevano assolvere il compito di andare al governo di larghe intese. C’era però di mezzo l’effimero successo elettorale dei “grillini” che rischiava di complicare la manovra. Questi “grillini” in parte sono stati infiltrati da candidati di “sinistra”, in parte “vellicati” dall’ambasciatore Usa a Roma (e anche da altri agenti americani), in buona parte sono anche personaggi inaffidabili, anarcoidi, forse un po’ suonati, comunque casinisti. Se si aggiunge che sanno comunque di essere stati beneficati una volta, e che ciò non si ripeterà per cui è meglio conservare il posto più che sia possibile, si capirà il caos in cui si sono trovati Napolitano e il consenziente (lo ripeto: da almeno tre anni, comunque certamente dalla Libia in poi) “coniglietto d’arcore”. La rielezione del “vecchio” era una buona garanzia, ma bisognava prendere tempo. E allora ecco i “10 saggi” (che non hanno dato il contributo di una sola virgola salvo appunto il tempo perso) e tutto il lavorio similare; tuttavia, sempre con la presenza di una parte della magistratura assatanata, e la maggioranza degli idioti del “ceto medio semicolto” solo interessata a far fuori il Male Assoluto (il “Mostro”, la fonte di tutte le nequizie dalla nascita del mondo in poi).

Insomma una gran perdita di tempo, ma con la presenza “in campo” di alcuni buoni “democristianucci”, tutto sommato non dimentichi della funzione passata dei loro predecessori. E con il Berlusca sempre pronto a fare lo stretto necessario per non perdere il controllo del centro-destra (perché anche lì di ottusi ce ne sono a iosa) e a condurre il suo gregge – che ogni tanto è nervoso – sotto le ali Usa (gli ambienti obamiani) con il loro referente in Italia, sempre saldo in garanzia dell’operazione: complessa ma non impossibile tenendo conto dei vent’anni di annientamento di ogni comprensione della politica nel “pattume” che dovrebbe gestirla. Così siamo arrivati al governo Letta, il quale, dai e dai, ha fatto uscire un “decreto del fare”, ben illustrato nell’art. di Cambi su Libero. Questo giornale, fra l’altro, è un po’ meno allineato con il cav.; insomma capisce che funzione egli oramai abbia, ma sa che attaccarlo esplicitamente significherebbe annientare il centro-destra. E qui si ha la conferma della furbizia del “nano”, certo favorita dall’inconsistenza di quella che viene detta “destra” con la stessa improntitudine con cui si definisce “sinistra” un’accolita di rinnegati e dementi. Berlusconi, una volta tirato per i capelli (da poco furbi “cotonieri” alla Agnelli e De Benedetti & C.), si è ben circondato di fasulli e ciarpame, che non esisterebbero senza di lui. Adesso qualcuno è nervoso, capisce che costui è ormai una pedina in mano avversaria, ma non può farci più nulla.

Qualsiasi siano le decisioni della Consulta e di altri magistrati politicamente incapaci come quelli che si dedicano alla politica, ecc. credo che Napolitano terrà salda la barra in mano, minacciando appunto di metterli tutti nel pantano, nelle sabbie mobili, da cui nessuno di loro saprebbe come uscire. Certamente, l’azione politica ha molti gradi di incertezza, ci possono essere mosse che non riescono, pedine che sfuggono di mano credendosi, illusoriamente, almeno del “cavalli” o delle “torri”; ma verranno ben istruiti su ciò che invece sono, semplici pedine. Un casino può sempre accadere; ma non ci credo molto. Fin qui, questi….., beh lasciamo perdere le definizioni, hanno condotto il gioco indovinando gran parte delle mosse. Anche il “decreto del fare” è fumoso per scelta precisa e calcolata. Tanto c’è il Berlusca che racconta le favole ai suoi, Napolitano con il suo “protetto” Letta che “tengono botta” con i “sinistri”. Non decideranno nulla, che non sia un gran calderone in cui non ci si capirà gran che; si daranno battaglia i vari “esperti” (del c…., tipo quelli riuniti a Trento per conquistare nuove posizioni nelle Università, combattendo fra loro onde farsi giudicare i migliori imbonitori da parte di coloro che stanno conducendo il gioco, quelli già nominati più volte).

Ormai, tutto ciò che c’era da confermare (finora) è stato pienamente confermato. Adesso, seguiamo il gioco con maggiore tranquillità. In fondo, il metodo indiziario mostra di funzionare abbastanza; e le poche fonti di informazione che abbiamo, tutto sommato, non sembrano completamente inconsistenti. Bene; se ci fosse anche maggiore impegno nel “circondario” del blog, non staremmo proprio malissimo. Però debbo citare anche l’infamia d’oggi; non conta molto, al momento, ma irrita. Sarò brevissimo, invitando a leggere l’editoriale di Porro sul Giornale d’oggi (17). Forse verrà più tardi anche sull’on line, non so. Non dico che vi si dicano tutte cose sbagliate; e tuttavia, uno s’incazza in almeno due punti.

Intanto si afferma che è follia disegnare, come si sta facendo, riduzioni del costo solo per giovani perché così si crea frattura tra generazioni. Quanto affermato sarebbe giusto se il Porro, per evitare “l’ingiustizia”, non volesse la riduzione del costo del lavoro anche per gli anziani. Naturalmente perché – ma “quanto è umano lei” – si preoccupa che questi ultimi troverebbero meno lavoro, essendo meno appetibili dei giovani. Ha mai lavorato il Porro in un’azienda? Io sì, per 5 anni, nell’azienda paterna, una media azienda. Eravamo negli anni ’50 e inizio ’60 (quelli del boom), ma il lavoro era molto (ma molto) meno tutelato di adesso; e i più vecchi avevano stipendi e salari decisamente superiori ai giovani (come sempre del resto). Mio padre preferiva tenersi i vecchi con esperienza, perfino in lavori di routine (vogliamo dire perfino alla catena?). E quando doveva assumere nuovi impiegati, ma anche operai, si rivolgeva ad “amici” imprenditori per vedere se c’era qualcuno d’esperienza lasciato magari “libero” (cioè reso superfluo in quell’azienda) – quello “meno appetibile” per Porro perché con maggiori pretese retributive – prima di “rassegnarsi” a prendere un giovane che, anche allora (e forse ancor più di adesso), al primo impiego prendeva la classica pipa di tabacco.

In primo luogo, in molti lavori (che non richiedano puri muscoli) l’esperienza conta ed è più efficiente in termini produttivi della giovinezza. Perfino alla catena, in certi casi, il “vecchio” ovviava ad improvvisi guasti o imperfezioni nello scorrimento dovuti ad imprevisti; mentre un giovane restava preso alla sprovvista e spesso aggravava il “disturbo” con interventi impropri. Il problema cruciale è però un altro: a meno che non si sia nel “Timbuctù”, il costo del lavoro (con buona pace anche di Squinzi!) non è il primo elemento di giudizio per un’assunzione da parte di un imprenditore che sappia essere tale. Vaffanculo, quindi! Ed è il primo!

Poi, il “beffardo” ne racconta una di ancora più “bella”. Le pensioni sono date ai giovani in base al metodo retributivo, quello giusto, corretto, che segue le regole del “buon mercato”. I maledetti vecchiacci – quelli che non si decidono a morire in questi stramaledetti paesi caratterizzati dallo Stato un tempo sociale, che ha allungato troppo la media della vita – ricevono invece ancora pensioni sulla base dell’ultima retribuzione percepita. I giovani devono ribellarsi ai loro padri che li stanno sacrificando. Non è nemmeno tanto implicita la proposta che si debba mettere mano al sistema pensionistico, riducendo le pensioni ai vecchi, quelli del passato metodo di calcolo. Immagino che anche qui si sia “tanto umani” da non toccare le pensioni sui 6-700 euro mensili netti. Vaffanculo al quadrato! Tra “sinistra” e “destra” abbiamo una massa di…..sempre indefinibili; anche perché non meritano offese solo verbali. Vadano quindi loro a fare i “camerieri giovanotti in un ristorante americano”.