UNA CONTRADDIZIONE PARALIZZANTE

gianfranco

http://www.ilgiornale.it/news/politica/basta-critiche-alleuropa-re-giorgio-bacchetta-matteo-1309979.html

Non ci si deve fare ingannare. Non c’è differenza tra l’ex presdelarep e l’attuale mediocrissimo capo del governo di un’Italia sempre più miserevole e meschina. Renzi tenta con qualche finta sparata autonomista (non certo dai veri predominanti, gli Stati Uniti) di rifarsi un minimo di verginità. Napolitano gioca sull’altro versante: non creare troppi dubbi sull’attuale UE, organo di quella predominanza nel nostro continente, vero braccio collaterale della Nato. L’unica critica ammessa, anche in forme abbastanza accese, è quella contro la Germania. Questa viene spesso criticata anche dagli Stati Uniti con motivazioni contraddittorie. A volte le si rimprovera aspramente la politica d’austerità con toni semikeynesiani: tale politica bloccherebbe l’uscita (del tutto provvisoria) dalla crisi tramite un allentamento dei cordoni dalla borsa per favorire una certa crescita della domanda (la solita tesi dell’economia neoclassica che tutto parte da quest’ultima); mentre il problema europeo, ma italiano in specie, è l’incapacità di alimentare i settori cosiddetti strategici, dall’energia all’elettronica all’aerospaziale e altro, necessari a mettere in moto pure la produzione di avanzati apparati tecnologici da usare in caso di belligeranza, che diventerà problema impellente nel medio periodo. Dall’altra parte, lo pseudo-keynesismo sparisce e si torna al puro liberismo quando si pretenderebbe l’approvazione (disapprovata in particolare dalla Germania) del TTIP, che metterebbe appunto in ulteriore ginocchio i suddetti settori strategici lasciandoli tutti agli Usa, oggi in grande vantaggio in essi. Ad un livello del tutto diverso, ma con gli stessi intenti, si ripropone la polemica ottocentesca tra i fautori del ricardiano libero commercio internazionale (tesi favorevole alla continuazione del predominio inglese) e quelli del protezionismo listiano, che allora vinsero negli Usa (anche tramite la sanguinosissima guerra civile o di secessione del ’61-’65) e nella Germania. La vittoria delle tesi di List nelle due potenze emergenti favorì il declino inglese, ne fu una delle cause. Impariamo dal passato.

L’unica vera critica da muovere ai tedeschi è di non riuscire ad avere una coerente politica di alternativa rispetto al predominio statunitense; una politica che sappia trascinare altri paesi europei invece di creare diffidenze e ostilità. Forse la Merkel è troppo ricattabile per certo suo passato, ma credo meno all’eccessiva importanza di singole persone. Temo che 70 anni di predominio incontrastato degli Usa – favorito da vergognosi “padri dell’Europa unita”, tutti strapagati dalla potenza d’oltreoceano – abbiano creato una serie di apparati decisivi, fra cui quelli militari e dei Servizi, organizzati dai predominanti e infarciti di personale a loro fedele. E non vi è dubbio che, da questo punto di vista, proprio l’Italia sia uno dei paesi più succubi degli americani. La Germania non sa uscire dalla politica dei “due forni”: tentativo di aggirare certe manovre soffocanti degli Usa e nel contempo mostrarsi a questi fedele, mollando però schiaffoni ai paesi come l’Italia che ne sono divenuti – dopo il crollo del “socialismo” e dell’Urss e l’eliminazione della prima Repubblica con l’affidamento del filo-americanismo ai più viscidi e obbedienti servi: “sinistra diccì” e “piciisti” voltagabbana – una mera base logistica. Così facendo, però, i tedeschi s’inimicano anche le popolazioni, favorendo la polemica antitedesca dei più colonizzati. Come usciremo dalla contraddizione?