UNA PICCOLA CODA, di GLG 24 feb ‘13
Azzardo, tanto qui si gioca a dare i numeri: Pd, 27-30%, Pdl 20-22%, Grillo 18-20% (ma con qualche incertezza verso il 15-16, perché c’è troppo strepito e le maggioranze sono in genere silenziose, per questo il voto punisce spesso gli entusiasti), Monti &S. 9-11% (forse un punto in più di quanto avrebbe preso senza il vile e miserabile show con i due marò per i quali non ha mosso un dito per mesi e mesi). Mi fermo qui. Sento già suonare la campana a morto per questo paese; non nei prossimi giorni o mesi, sia chiaro, entro uno o due anni, dubito di più.
Debbo provare pena? E per chi? Vorrei essere molto chiaro: un simile risultato non è semplice frutto della potenza dei media, non è dovuto alla malizia delinquenziale della cosiddetta Casta, ecc. E’ tutto un popolo che si rispecchia in questa miserabilità e bassezza dell’assenza di politica in Italia. Esiste una troppo vasta massa di cialtroni, rappresentati mirabilmente nei personaggi di Alberto Sordi; quindi individui striscianti, viscidi, mammoni, malandrini da quattro soldi, pieni di imbrogli e sotterfugi, sempre con la “giustificazione” pronta per le loro azioni che fanno accapponare la pelle, ecc. Questi sotto-uomini rispondono però subito ad ogni campagna moralistica ipocrita poiché è in perfetta linea con la loro indole. C’è rilucente rispecchiamento tra rappresentati e rappresentanti. Merde gli uni e stronzi gli altri.
E al vertice di questa popolazione (vertice detto ironicamente) ci sono appunto i ricconi (e in specie le riccone in vena di “spleen”) dei salotti milanesi, torinesi, romani, ecc. Gente che ha sempre, in ogni epoca, svenduto l’Italia, finanzieri solo dediti alla simil-usura, industriali dello stesso tipo di quelli che, un anno dopo la creazione dell’IRI, rifiutarono l’offerta mussoliniana di riprendere in mano le imprese rilevate dallo Stato perché richiedevano troppa fatica e troppo tempo da sottrarre ai loro impegni mondani. E soprattutto perché si richiedeva l’uso del cervello. Ogni tanto ci sono eccezioni; magari Beneduce o Raffaele Mattioli (che mi si dice sia zio di Monti; strano, in genere per la decadenza e l’annacquamento del sangue ci vogliono due generazioni), come Mattei, ecc. Oggi, c’è il deserto da almeno quarant’anni; ma gli ultimi venti sono stati caratterizzati da una caduta a rotta di collo.
Un tempo c’erano le Camere del Lavoro, i Circoli operai. Non dico che avessero la forza di apprestare una politica di governo e una cultura alternativa capace di conquistare la maggioranza di questo schifo di popolazione, ma certamente erano luoghi di diversità, di opposizione rispetto ai gruppi dominanti di una società capitalistica asfittica come la nostra, gruppi di mentalità ristretta, prepotenti e non proprio dotati di egemonia nemmeno presso le masse contadine che seguivano la Dc ed erano ossequienti perché tale partito li convinceva a ciò. Oggi, non saprei dove continui a sussistere una base che si possa dire popolare. Non dico non ci sia, ma è dispersa, senza più alcuna voce. Cominciai a notare un preoccupante sintomo di degrado quando in alcuni matrimoni presso famiglie di “compagni” (in specie in Emilia e Toscana, dove vi erano già nuclei di arricchiti usciti dalle fila “rosse”) vidi stappare lo spumante Riccadonna con lo stesso sussiego e “orgoglio” con cui nei ceti alti si stappava lo Champagne. Scherzo, ma non troppo.
Nel giro di pochi decenni, non udii più la cosiddetta voce popolare, ma quella di un informe, orrendo, ceto medio dai mille traffici indescrivibili, tuttavia in buona parte laureati, anzi alcuni in “carriera accademica” o almeno professori di scuola media e superiore. Ma anche chi si dedica alle altre mille attività dette “professionali”, comunque mai e poi mai semplicemente manuali (anzi assai lontane dagli arti, soprattutto superiori), va però con “competenza bipede” alle Mostre e perfino legge, anche se spesso non sa cosa sia la noiosa e stantia letteratura “classica”, nemmeno quella dell’immediato dopoguerra. Quanto ai film, in bianco e nero stancano, i muti non si capisce come possano essere esistiti, che La corazzata Potemkin sia una boiata pazzesca si crede si tratti di un effettivo giudizio da critico cinematografico (povero Fantozzi con la sua battuta folgorante e che ci fece tanto ridere); e perfino per i film più recenti, il problema è se siano scuri o chiari, perché la luminosità è il carattere dell’attualità, gli altri sono “vecchi”, “superati”.
I genitori di mezza tacca (pardon, età) di tale ceto mostrano orgogliosi i figli velocissimi, guizzanti con le loro dita affusolate a smanettare di qua e di là, singolarmente incapaci (anche perché sono stati convinti che è una perdita di tempo) di effettuare un secondo “passaggio logico” su un qualsiasi argomento; bisogna sempre azzeccare al primo colpo, se si sbaglia si passa ad altro”. Non è tutto così disastroso, lo so, io stesso ho conosciuto una quantità non indifferente di persone di mezza età o giovani assai in gamba e veloci proprio nel ragionare. E allora, mi chiedo spesso, per quale motivo non riescano a prevalere su quell’informe ceto medio che continua a premiare la “sinistra”; che non è sinistra, come ho cominciato a spiegare da qualche tempo, argomento da meditare e approfondire però assai meglio.
Occorrerebbero storici seri per scrivere la vera storia del Pci, in particolare dalla “svolta di Salerno del ‘44”, e poi quella del periodo attraversato dal paese tra fine anni ’60 e inizio anni ’80, tenendo conto di quel dato contesto internazionale, spesso negletto nei suoi veri tratti, in particolare per quel che accadeva nel “socialismo reale” e in Urss; e ancora più svisato per quanto concerne i “fatti vietnamiti”, la politica Kissinger-Nixon bloccata e deviata con il Watergate, ecc. (per il quale si è favoleggiato sulla “grande impresa” di due giornalisti imbeccati in realtà da Mark Felt, agente di primo piano dell’FBI e “gola profonda” dell’affaire). Secondo le mie propensioni (e, se volete, manie) sarebbe anche da rileggere Frankestein della Shelley con la creazione del suo mostro, che aveva uno spessore e un’intelligenza che quello creato dalla “sinistra” (sapete chi è) non ha assolutamente; ed è questo a consentire al Frankestein odierno di prosperare e imperversare invece di crepare come l’originale.
Credo sia di una certa rilevanza quanto ho soltanto accennato nel pezzo appena inserito: le ideologie sono il sale del mondo, danno uno scopo a chi vive, lavora e lotta. La politica, con le sue varie sporcizie e senza falsi moralismi, consente una loro almeno parziale realizzazione, sempre aperta alla deviazione e degenerazione (anche per “invecchiamento”, del tutto logico e “naturale” con il tempo), ma rendendola comunque possibile e attuale; la politica cala l’ideale eroico ed entusiasmante nel magma pratico del mondo fangoso in cui sguazziamo. E infine un’altra cosa ho sostenuto: un conto è la politica spettacolo in un paese con la configurazione (e la potenza) degli Usa, un altro conto è qui da noi, in un paese che non va mai preso sul serio, un paese in cui “sotto il vestito e l’apparenza” nulla esiste se non marionette mosse da “altri”.
Questo blog non può prefiggersi compiti politici impropri, pur se è lecito fare proposte “programmatiche”; e quelle di F. mi sono sembrate serie e altre se ne aggiungeranno magari in seguito. Dobbiamo in particolare curare la creazione di un centro di elaborazione in grado di lanciare almeno una serie di ipotesi sulla fase (pessima) in cui siamo entrati e in cui ci addentreremo sempre più. Non dimentichiamo poi la – da troppi negletta (non da noi!) – teoria. Non è una “vuota astrazione”, non è un allenamento del pensiero (che già sarebbe qualcosa rispetto al vuoto di cervello odierno), è il modo in cui l’animale uomo, ridicolo quando crede di imitare l’istinto animale con la sua prontezza di riflessi nello smanettare i suoi trabiccoli elettronici, si tiene saldo in questo mondo e riesce a sopravviverci; perfino con una serie di trasformazioni non semplicemente adattive ad esso (a cui vorrebbero ridurci gli ambientalisti), ma anche adattando lui a noi. Certo, attraverso drammi, sconvolgimenti, errori a volte madornali, perché non siamo della stessa stoffa di Dio, non abbiamo le sue “manine sante” (per chi ci crede ovviamente, che comunque mi guardo bene dal disprezzare o irridere).
Voglio solo concludere, rivelando che, in definitiva (anche aiutato dal mio malessere non ancora passato e dal tempo che non è bello come quello recitato da Gaber), ho deciso di continuare la mia astensione perdurante dal ’79 (salvo eccezione alle europee del ’99 per premiare Rifondazione in occasione della sua opposizione all’aggressione contro la Jugoslavia). Non voglio passarla per una scelta politica, anzi non ha altro senso se non la diffidenza. Ribadisco che il peggio – e temo ci capiterà proprio – è il velocizzarsi del cancro quale nostra malattia mortale. Ribadisco che il meglio sarebbe, per avere una qualche dilazione, l’ingovernabilità (almeno al Senato). Tuttavia, sono “pannicelli caldi” anche se andasse bene. E poi, temo siano in vista strani intrallazzi (se necessari) per fare governissimi o comunque governi che, di soppiatto, proseguano la distruzione del paese. Lo sento nell’aria mefitica, in questi maneggioni sempre più disgustosi e meschini. Il viaggio di Napolitano in Germania è un monumento di apparente improntitudine, in realtà è un modo di gettarci in faccia: la politica la comandano altri, noi (mi sto immedesimando nel presdelarep, badate bene) siamo le marionette dietro lo specchio sul quale fingono di muoversi i figuranti detti parlamentari, governanti, premier e compagnia cantando. Tanti saluti e auguri, amici!
PS http://www.ansa.it/web/notizie/elezioni2013/news/2013/02/21/Grillo_8294806.html
Se continua anche domani così, mi rinsaldo nel mio “dare i numeri”.