Una più decisa politica estera tedesca
[Traduzione di Piergiorgio Rosso da: “A More Assertive German Foreign Policy . Republished with permission of Stratfor]
La crisi ucraina è importante in sé, ma il comportamento che ha suscitato nella Germania è forse più importante. Berlino ha direttamente sfidato il Presidente eletto dell’Ucraina per aver rifiutato di stringere relazioni con l’Unione Europea e per aver maltrattato gli ucraini che hanno protestato contro la sua decisione. Sfidando il Presidente Viktor Yanukovich, Berlino ha anche sfidato la Russia, un riflesso della recente impudente politica estera della Germania.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, la Germania ha perseguito una politica estera relativamente addomesticata. Ma la scorsa settimana, Berlino sembrava aver riconosciuto la necessità di un cambiamento abbastanza forte. I leader tedeschi, tra cui il cancelliere, il presidente, il ministro degli Esteri e il ministro della Difesa, hanno reclamato un nuovo quadro che contraddice i vincoli che la Germania ha accettato per tanto tempo. Essi vogliono che la Germania assuma un ruolo internazionale più importante diventando più coinvolta al di fuori dei suoi confini politicamente e militarmente.
Per Berlino, l’annuncio di questo cambiamento strategico di alto livello arriva in mezzo a un vortice di correnti geopolitiche. In qualità di leader de facto dell’Unione Europea, la Germania deve fare i conti con, e correggere, il lento fallimento del progetto europeo. Deve adattarsi alla politica di disimpegno globale degli Stati Uniti, e deve gestire un rapporto complesso, necessario e pericoloso con la Russia. Una politica estera mansueta non è adatta ad affrontare la situazione in cui la Germania si trova ora. Se la Germania non agisce, allora chi lo farà? E se qualcun altro lo fa, sarà nell’interesse della Germania? Quest’ultima è forse la domanda più interessante.
Impostare i confini
Tale riconfigurazione dimostra che la Germania ha i propri interessi nazionali che possono differire da quelli dei suoi partner. Per la maggior parte dei paesi, questo sembra evidente. Ma per la Germania, si tratta di una posizione radicale, data la sua esperienza nella seconda guerra mondiale. Ha rinunciato a far valere una politica estera forte e a promuovere l’interesse nazionale affinché non rivivessero i timori di aggressione tedesca e del nazionalismo tedesco. I tedeschi potrebbero aver deciso che questa posizione non è più sostenibile – e che la promozione dei loro interessi nazionali non comporti il rischio che aveva una volta.
La tempistica dell’annuncio non era casuale, in quanto la posizione strategica dell’Ucraina tra la Russia e l’Europa continua a fare notizia. Se la tempistica ha giovato alla Germania, sarebbe però un errore attribuire troppa importanza all’Ucraina in sé, soprattutto dal punto di vista tedesco. Questo non vuol dire che l’Ucraina dovrebbe essere trascurata del tutto. Come terra di confine tra la penisola europea e la Russia, il suo futuro conta potenzialmente per la Germania – se non ora, forse in futuro, quando realtà regionali impreviste potrebbero manifestarsi.
L’Ucraina è un confine indispensabile per la Russia, ma ha poco valore per qualsiasi potenza moderna che non abbia progetti contro la Russia. È una delle porte per il cuore della Russia. Una potenza ostile occupante l’Ucraina minaccerebbe la sicurezza nazionale russa. Ma il contrario non è vero: l’Ucraina non è la via principale dalla Russia verso l’Europa (la seconda guerra mondiale è una notevole eccezione), perché i Carpazi scoraggerebbero l’invasione. Quindi, a meno che i tedeschi non stiano progettando una nuova guerra con la Russia – e non lo stanno facendo – l’Ucraina importa poco per l’Europa o per i tedeschi.
Lo stesso vale nell’ambito economico. L’Ucraina è importante per la Russia, in particolare per il trasporto di energia verso l’Europa. Ma al di fuori del trasporto dell’energia, l’Ucraina non è così importante per l’Europa. In effetti, per tutto ciò che è stato detto sulla relazione dell’Ucraina verso l’Unione Europea, non è mai stato chiaro il motivo per cui la UE ne ha fatto una questione così controversa. L’ Unione Europea vacilla sotto il peso dell’enorme tasso di disoccupazione del Sud Europa, dell’incertezza dell’Europa dell’Est circa il valore di far parte del sistema bancario europeo e dell’unione monetaria e di una crescente spaccatura politica tra Francia e Germania. Le possibilità che gli europei aggiungano l’Ucraina ad una organizzazione che vanta già Grecia, Cipro e altre economie fragili sono così sottili che ogni considerazione contraria sarebbe irrazionale. Il fatto che l’Ucraina non stia per entrare nella UE rende la politica tedesca ancora più difficile da capire.
Naturalmente, alcuni paesi europei hanno più interessi per l’Ucraina rispetto ad altri, in particolare quelli che furono nella sfera di influenza sovietica. Per la Polonia e gli Stati baltici, la Russia rimane il principale nemico geopolitico in un modo che l’Europa occidentale non può comprendere pienamente. Questi relativamente piccoli e nuovi membri non possono costringere i pesi massimi della UE a impegnarsi per un piano d’azione che andrebbe troppo lontano nel provocare la Russia, ma possono ancora spingere i loro vicini ad adottare un’azione più mirata.
Durante la Rivoluzione arancione, le potenze occidentali a guida Usa finanziarono apertamente i gruppi di opposizione negli stati ex sovietici, minacciando gli interessi strategici della Russia, al punto che essa ha dovuto infine invadere la Georgia per mostrare le conseguenze di un’ingerenza occidentale. Negli ultimi mesi, la Germania si è comportata in modo simile, anche se in misura minore: aprendo a legami di parte e dando sostegno finanziario e retorico relativamente a basso costo ai gruppi di opposizione che potevano irritare la Russia senza realmente causare la rottura immediata con Mosca.
Negli ultimi dieci anni, la Germania non poteva permettersi di alienarsi la Russia, che Berlino pensava potesse essere la risposta ad alcuni dei problemi della Germania. Poteva fornire energia in modo affidabile relativamente a buon mercato, si trattava di una potenziale fonte di manodopera a basso costo, ed era un mercato potenziale di destinazione per gli esportatori tedeschi in cerca di alternative al ristagno dei mercati della UE.
Dal punto di vista diplomatico, Mosca avrebbe potuto diventare uno stretto alleato e un partner strategico mentre gli alleati di un tempo sembravano essere sempre più ostili alla Germania. Le relazioni con gli Stati Uniti erano tese da quando Berlino aveva rifiutato di partecipare all’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003 ed il sostegno del Cancelliere Angela Merkel per le misure di austerità a livello dell’Unione Europea rendevano critiche le relazioni della Germania con l’Europa meridionale e la Francia.
Ma la realtà era diversa. C’è una corrispondenza tra Germania e Russia, ma nel migliore dei casi è imperfetta. La Russia non si è mai industrializzata e modernizzata quanto la Germania e molti altri avevano sperato mentre raccoglieva i profitti dei prezzi elevati delle materie prime. Sotto la presidenza di Vladimir Putin, Mosca divenne sempre più autocratica e continuò l’offensiva politica ed economica in Europa centrale e orientale.
Questo è in conflitto con gli obiettivi strategici della Germania. Il nucleo imperativo di Berlino è quello di conservare il suo potere economico, che è fortemente dipendente dalle esportazioni. La crisi economica europea ha portato i consumi a vacillare nell’Unione Europea, portando Berlino a ricercare mercati di esportazione più lontani. Anche se ha avuto un certo successo in Cina e negli Stati Uniti per alcune industrie, non è stata in grado di evitare la sua schiacciante dipendenza dai mercati europei come destinazione generale per i suoi prodotti. Così, il solo percorso possibile della Germania è conservare e, infine, rinvigorire la zona di libero scambio in Europa.
La rinascita della Russia in Europa centrale ha preoccupato gli Stati membri della UE nella regione. In apparenza, i tedeschi erano pronti a convivere con quella rinascita, anche se sembrava minacciare di mettere in difficoltà la UE. La Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia sono componenti indispensabili della catena di approvvigionamento industriale tedesca e una fonte di manodopera qualificata relativamente a buon mercato. Che debbano rimanere nella sfera d’influenza tedesca è una posizione non negoziabile per Berlino.
Questi problemi non sono una novità, ma fino ad ora la Germania era piuttosto impedita sui mezzi da usare per stabilire limiti fermi al confronto con Mosca. Berlino credeva che la sua dipendenza dall’energia russa era una vulnerabilità che la Russia avrebbe potuto sfruttare se avesse scelto di farlo. Inoltre, era preoccupata per la capacità della Russia di strappare l’Europa centrale dal controllo della UE. Nel peggiore scenario, la Germania si sarebbe trovata con un’Europa frammentata, gli Stati Uniti lontani e una Russia ostile.
Il fatto che la Germania abbia sostenuto attivamente i gruppi di opposizione in Ucraina, soprattutto in assenza di un pressante imperativo strategico per farlo, è un segno che qualcosa è cambiato nel calcolo di Berlino verso la Russia. Sembra che il governo tedesco si sia convinto che la Russia stia affrontando grandi sfide in casa sua, che la sua posizione in Europa sia più debole di quanto non appaia, che il rischio di tagli energetici sia minimo e che non ci siano vantaggi economici a lungo termine per delle relazioni economiche con la Russia che vadano oltre gli scambi di energia. Quest’ultimo punto non deve essere sopravvalutato. La Russia è pronta a restare il più importante fornitore di energia per l’Europa, e mentre la dipendenza corre in entrambe le direzioni – l’Europa è il più grande cliente della Russia – la Germania farà in modo che il flusso di energia continui senza ostacoli.
Con gli Stati Uniti sempre più dipendenti dall’approccio di politica estera basato sull’equilibrio di poteri, appoggiandosi più pesantemente su attori regionali per gestire le minacce, le decennali garanzie di sicurezza statunitensi che erano state il segno distintivo della difesa europea dal 1945, non possono più essere tenute in conto a Berlino. Dato che la NATO continua a sfilacciarsi, nell’incombere delle sfide poste da una Russia sempre più volatile, la Germania sembra intraprendere il primo passo per tornare ad istituire un nuovo quadro nazionale e regionale di sicurezza.
Un nuovo elemento
Il discorso tedesco su una nuova politica estera, più assertiva, che si basa più pesantemente sul suo esercito è, tuttavia, non solo legato alle preoccupazioni per la Russia o gli Stati Uniti. La Germania ha compreso che la sua unica opzione è quella di guidare l’Europa, ma come gli ultimi sei anni hanno dimostrato, ha avuto un successo limitato sul fronte economico. L’Unione Europea è un’entità economica, ma l’economia si è trasformata da essere elemento di coesione ad essere una forza centrifuga. O si introduce qualcosa di nuovo nell’esperimento europeo, o potrebbe venire annullato.
Berlino ritiene che tenere insieme l’Unione Europea richieda l’aggiunta di un’altra dimensione che finora ha evitato nei suoi rapporti con il blocco: le relazioni politico-militari. Mostrare fermezza davanti ad una Russia che si indebolisce affascinerebbe le nazioni dell’Europa centrale e assumere un ruolo più deciso con l’oltremare blandirebbe Parigi. Le allusioni della Germania all’espansione delle sue operazioni militari internazionali, in particolare in Africa, sono un chiaro cenno alla Francia, che ha sempre espresso il suo desiderio per una collaborazione militare e politica più profonda con la Germania.
Da notare che l’iniziativa di spingere a breve termine la Germania più vicino alla Francia, potrebbe creare tensioni tra loro nel lungo termine. Il vertice della scorsa settimana tra il primo ministro britannico David Cameron e il presidente francese Francois Hollande ha ricordato che Francia e Regno Unito possono avere punti di vista estremamente diversi per quanto riguarda l’Unione Europea, ma si vedono ancora l’un l’altro come partner militari e, più importante, come contrappesi alla Germania.
Certo, la Germania non è in grado di intraprendere un’azione militare. È in grado solo di porre la possibilità in qualche modo vago, generando forze politiche che possono tenere insieme temporaneamente le cose. Berlino ha bisogno di guadagnare tempo, in particolare in Europa centrale, dove l’Ungheria ha intrapreso un percorso indipendente e viene guardata con attenzione dagli altri. Dato che gli Stati Uniti non vogliono essere coinvolti, la Germania o fa da contrappeso o deve vivere con le conseguenze.
A prima vista le azioni della Germania sembrano confuse e insolite. Ma diventano più significative se si considera che Berlino è alla ricerca di altri strumenti per tenere unita l’Unione Europea, mentre rivaluta la Russia. Finora, l’annuncio della Germania è stata accolto positivamente, soprattutto fuori della Germania, ma le tensioni che una Berlino più forte e più assertiva eserciterà sul continente europeo e sulla scena mondiale è sicuro che torneranno alla ribalta. Per ora, tuttavia, la Merkel non ha scelta.