UN’ALTRA MODESTA PREVISIONE

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Ieri si è riunito il Cda di Alitalia e ha “scelto” Air France; in realtà, non ha scelto proprio nulla, ma espresso semplicemente un parere (non vincolante). E’ il Governo a dover prendere la decisione finale; per il momento, ha soltanto preso tempo fino al 15 gennaio (se basterà; e con la compagnia italiana che perde 2 milioni di euro al giorno!). Poiché ci si sente incoraggiati nel vedere come stanno andando le varie faccende in questo “pauvre pays”, rispettando una serie di previsioni che andiamo facendo da anni, proviamo a farne una un po’ più specifica e particolare, nel qual caso ovviamente la probabilità di sbagliare è più alta (un conto è prevedere che fra due-tre giorni ci saranno nevicate sul nord Italia, un altro dichiarare che ciò si verificherà nella provincia di Bergamo).
Premetto che, nella lotta in corso tra bande della GFeID, non ci interessa stare con una di queste. Semmai, preferiremmo che nessuna di esse riuscisse a far fuori definitivamente le altre, che non ci fosse alcuna “notte di S. Valentino” come nel 1929 a Chicago, dopo di che Al Capone rimase padrone dell’intera città. Finché si scannano fra loro, sostenendo di “rispettare le regole del mercato” (non si capisce quali abbiano rispettato ad esempio nel caso Parmalat o Cirio o nel conflitto per eliminare Fazio e sostituirlo con un uomo più vicino alla grande finanza americana, o alla Telecom e in mille altri casi), è meglio per tutti. E’ sempre più pericolosa la mafia (i cui capi, quando sono vecchi e malati, si fanno arrestare dando lustro alle “forze dell’ordine”, tanto il ricambio del comando centralizzato è già stato assicurato) che non la camorra napoletana, in continua fibrillazione e lotta fra cosche.
Di conseguenza, per quanto concerne l’Alitalia, non facciamo il tifo per AirOne o Air France. Non possiamo però non notare come e quanto ci imbroglino con le notizie che ci propinano. Intanto è evidente che la compagnia francese (assieme alla olandese KLM) è oggi la più grande compagnia aerea del mondo, mentre AirOne è la seconda – e di gran lunga seconda – in Italia (un paese “in pappe”, che nulla ha a che vedere comunque con la Francia). Si tratta del classico pesce piccolo che pretende di mangiarne (e digerirne) uno decisamente più grosso; una trota che intende divorarsi un luccio. E’ evidente che si tratta di una “bufala” colossale, così come l’indecente menzogna circa la difesa della italianità. In realtà, l’Ap Holding (di Toto), che controlla l’AirOne, non ce la farebbe a gestire e fare piani per lo sviluppo nemmeno (quasi) di se stessa. Dietro ci sono i soldi di Intesa, la quale a sua volta non si muoverebbe se non fosse in “alleanza” con Goldman Sachs, Morgan Stanley e la giapponese Nomura. Si dice “alleanza”, ma è come quella tra Usa e Italia (che si “ritira” dall’Irak e poi vota la risoluzione Onu per l’accrescimento della presenza militare statunitense in quel paese; e del resto l’Italia si ritira dall’Irak e aumenta il suo impegno in Afghanistan di soppiatto; si ritira dall’Irak salvo lasciare forze speciali ad istruire la “polizia” irachena). Si dice dunque alleanza, ma si legge subordinazione del sottoposto al comandante in capo (dell’area del capitalismo “occidentale”). Con il beneplacito dell’ultracorrotta sinistra “estrema”, quella della Cosa “Rossa” (forse qualcuno, senza che lo sapessimo, ha già provveduto ad imbrattarla con il lancio di pomodori “fracidi”).
Notiamo, per inciso, che la solita ironia della sorte provvede a rivelarci oggi che una delle grandi banche americane “alleate” di Intesa (la Morgan Stanley) si trova in difficoltà per aver gestito male i suoi fondi (nei soliti crediti subprime), dichiara perdite trimestrali per 3,6 miliardi di dollari e svaluta i suoi asset (attività patrimoniali) per 9,5 miliardi, essendo così costretta a ricorrere ad un prestito (5 miliardi di dollari) della CIC (China Investment Corporation). E’ comunque una piccola soddisfazione vedere la Cina – contro la quale si protesta sempre perché ci fa “concorrenza sleale”, soprattutto nel tessile, perché non rispetta i diritti umani, e altre “strocchiolerie” del genere – aiutarci finanziariamente, sia pure indirettamente tramite i soldi dati alla grande banca dei nostri “alleati”- padroni statunitensi; e proprio una di quelle che aiuta Intesa a difendere la “italianità” di Alitalia. Sempre più cialtroni questi italiani che ci s-governano (e, in tal caso, sia chiaro che la destra non saprebbe far nulla di meglio, né di peggio, della sinistra!).
Negli schieramenti che troviamo a favore di Air France o di AirOne, l’unica noticina che stona è
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l’atteggiamento Prodi – notorio “amico” di Intesa – apparentemente favorevole alla prima, contravvenendo alla difesa dell’“italianità”. Mentre, ad es., Berlusconi si è dichiarato per AirOne come Fini, Formigoni (che può trincerarsi dietro la questione del mantenimento o meno di Malpensa quale importante aeroporto) e altri di destra (comunque, pure la maggior parte della sinistra, e i sindacati, sono per il “patriottismo”). Il Giornale – giornale ufficiale della destra – scrive un editoriale di fuoco contro Prodi per aver svenduto gli interessi…. “norditaliani” (nemmeno italiani tout court). Ripeto che non siamo né per una compagnia né per l’altra, per cui una volta tanto non prendiamo posizione contro questo Governo: vedremo le decisioni finali, se riusciranno a prenderle, e gli eventi che ne seguiranno. Patetica ci appare comunque la Moratti con il suo augurarsi “che l’operazione sia dettata da criteri di mercato”. Difficile capire se certuni mentono sapendo di mentire o si sono veramente rimbambiti a furia di credere all’ideologia mercatista di cui sono imbottiti.
Troppa confusione, in ogni caso. Mi si consenta di sospettare che ci sia un intricato gioco delle parti; ogni personaggio di questa sfatta politica italiana, e della GFeID che la orienta, è molto più che “bifronte”. Difficile seguire i bizantinismi di questi squallidi personaggi, aperti a tutte le “corruzioni” possibili (bloccando chi vuol indagare su di esse come De Magistris e Forleo, tanto per non far nomi). Ripeto ancora una volta che solo la penna di Balzac saprebbe descrivere mirabilmente questo mondo affaristico-politico, che si muove in Italia al seguito dello straniero: si, proprio dello straniero, perché anche i “patrioti” sono al suo seguito. E qui si inserisce la nostra modesta previsione, che vale solo se la spuntasse AirOne; in caso contrario, tale previsione sarebbe stata in un certo senso fatta a vuoto, ma resterebbe valido ciò che è stato finora rilevato in merito al suddetto mondo affaristico-politico.
Ammettiamo allora che il Governo alla fine scelga AirOne (cioè il pool di banche americo-giapponesi, con Intesa a far da “palo”). Noi scommettiamo che, passerà forse qualche anno (magari solo un paio o tre), verrà data una aggiustatina al “tutto” (magari tipo Parmalat, con corteggio di società di rating che emettono giudizi positivi sul “rilancio” di Alitalia) e poi si tenterà di rifilare la nostra compagnia a qualche straniero, in grado di sopportare una bidonata in vista di strategie “più ampie” che renderebbero la nostra società aerea una sorta di succursale “periferica” dell’acquirente. In tal caso, il pool di banche in questione – con AirOne quale “uomo di paglia” o “civetta” – agirebbe un po’ come le società di private equity [uno strumento di finanziamento mediante il quale un investitore apporta nuovi capitali all’interno di una società (target), che presenta un’elevata capacità (potenzialità) di generare flussi di cassa. L’investitore si propone di disinvestire nel medio-lungo termine realizzando una plusvalenza dalla vendita della partecipazione azionaria].
In ultima analisi, vengono finanziate imprese “in malora”, le si risana (apparentemente) e poi le si rivende con lauto guadagno. Naturalmente, i “manuali” ci dicono che queste società (“risanatrici”) sono benemerite, hanno manager e consulenti espertissimi, che sanno intuire le potenzialità di imprese pur decotte rimettendole in sesto (un po’ come Marchionne ha fatto “miracolosamente” con la Fiat). Non ci dicono però che molto spesso il risanamento è di pura facciata, ottenuto soprattutto contabilmente con abili imbellettature dei bilanci (e dei dati sulle vendite, ecc.); non ci dicono che gli “esperti” di queste società non sono manager di settori industriali bensì di quelli di consulenza di mercato, di giochi finanziari, di sistemazione di bilanci, ecc. (si guardi, ad esempio, da dove proviene anche questo Marchionne. Ha il passato che aveva, che so io, un Ghidella, vero manager industriale? Ma nemmeno per sogno!). E, last but not least, questi “esperti” hanno legami (di “amicizia”, cioè di corruttela) con gli ambienti affaristico-politici dei più importanti paesi capitalistici detti avanzati (abbiamo ormai capito in che cosa sono più avanti!).
Questa la previsione (lo ripeto, un po’ come fosse: “nevicata in provincia di Bergamo”) che consegniamo al blog. Vedremo cosa accadrà in concreto. Se poi verrà scelta Air France, quanto qui scritto manterrà comunque una sua validità, perché descrive atteggiamenti del tutto usuali nel capitalismo.
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