UN’EUROPA SEMPRE PIU’ SERVILE

Traduzione e presentazione di G.P.

 

Vi proponiamo questi due discorsi dell’ambasciatrice americana alla Nato Victoria Nuland,(uno tenuto a Londra e l’altro a Parigi, entrambi nel febbraio di quest’anno) che, mantenendo lo stesso tenore, esprimono la strategia militare americana volta al coinvolgimento europeo nei principali teatri di guerra di questa fase storica, utilizzando come cavallo di troia il ruolo giocato dall’Inghilterra nel vecchio continente. Ma non si tratta solo dei conflitti in corso e di quelli possibili che già si stagliano nell’orizzonte geopolitico mondiale. Quello che emerge dalle parole della diplomatica americana è la volontà di superare la stessa Nato e di allargare la cooperazione militare ad altri paesi collocati in zone strategiche del mondo, al fine di creare una unione transatlantica sotto lo stretto controllo statunitense. In questi progetti l’Europa è vista come l’alleato principale, ma in una posizione di subordinazione tale per cui ogni qual volta gli americani decideranno d’intervenire per “salvare la democrazia”, l’UE dovrà porsi a rimorchio sobbarcandosi il proprio carico di responsabilità militari, economiche e logistiche. A proposito di democrazia, o meglio di involucro democratico che nasconde il nucleo dittatoriale sul quale si fonda il dominio capitalistico occidentale, vorremmo ricordare che la nazione più libera del mondo permette di accreditarsi presso il popolo solo se si dispone di milioni di dollari con i quali finanziarsi la campagna elettorale. Apprendiamo, di fatti, dai quotidiani di tutto il mondo che la Signora Hillary Rodham Clinton è sotto di venti milioni di dollari nella sua cavalcata elettorale e solo per scalare la vetta delle preferenze nel suo partito, immaginate quanti milioni di dollari occorreranno ancora per la corsa presidenziale vera e propria; sommate le cifre da capogiro che servono per sedere sul trono più alto della più grande nazione civile del mondo e avrete non il suo livello di democraticità ma il suo grado di elitismo. Se questa è la democrazia americana all’interno non abbiamo dubbi su come essa potrà esprimersi al di fuori del “perimetro imperiale”. Purtroppo, in Europa spirano oggi venti di servilismo e d’incapacità politica assoluti, in Germania una raggazzotta ex-comunista (con i suoi bei rapporti con la Stasi) è passata armi e bagagli dalla parte dei più forti e come ogni traditore ha il suo bel da fare per dimostrare al nuovo padrone tutta la sua resipiscenza. Sarkozy in Francia non fa molto meglio e pare più simile ad un Gianni senza Pinotto (accompagnato, invece, da una improbabile “Betty Boop” italiana) che non al grande statista di cui si diceva. Dell’Italia non parliamo neppure da quanto l’intero arco costituzionale e gli stessi poteri forti autoctoni sono sottomessi ai diktat d’oltreatlantico. Buona fortuna Europa!

Buona lettura

 

 

Fonte DIPLOWEB .COM

L’ambasciatore americano presso la NATO, la signora Victoria Nuland, ha pronunciato due discorsi a fine febbraio, uno a Londra il 25 febbraio 2008 e l’altro a Parigi il 22 febbraio. Ella chiama ad una nuova Unione transatlantica, che passa in particolare per il rafforzamento di un’Europa della difesa, quest’ultima trovando spazio per agire indipendentemente. L’Ue e la NATO potranno allora lavorare insieme. Avendo molti passaggi comuni, i discorsi si somigliano. Il più rivoluzionario è quello di Londra, anche se gli estratti significativi di quello di Parigi sono qui ugualmente riportati.

 

ESTRATTI DEL DISCORSO ALLA LONDON SCHOOL OF ECONOMICS IL 25 FEBBRAIO 2008

 

 

Lasciatemi proseguire con qualcosa che potete trovare completamente sorprendente, soprattutto provenendo da me: voi che siete diplomatici, giornalisti, parlamentari, giuristi internazionali e uomini d’affari di domani, spero che riterrete che la vostra prima responsabilità, oltre a costruire una Gran Bretagna e una NATO le più solide possibili, consista nel rafforzare e costruire le capacità dell’Unione Europea. Troverete strano ed anche un po’ strabico che sia l’ambasciatore americano alla NATO a tenere questo discorso davanti voi e a preconizzare, per i dirigenti britannici ed internazionali di domani, la costruzione di un’Ue più forte. Perché dunque faccio un tale discorso?

Se noi abbiamo appreso una cosa dall’11 settembre 2001, o anche, in questo caso, da sessanta o cento anni a questa parte, è che gli Stati Uniti ed il Regno Unito non hanno soltanto bisogno uno dell’altro, ma hanno bisogno di un’Europa forte. Negli Stati Uniti, abbiamo bisogno di un’Europa che sia il più possibile unita, pronta a fare tutta la sua parte per difendere la nostra sicurezza comune e promuovere i nostri valori condivisi. Ed i britannici, come tutti gli europei, hanno bisogno di un’America che sia impegnata, che consulti l’Europa e che cooperi con essa allo scopo di trovare soluzioni comuni a sfide comuni (…). Oggi, le sfide che dobbiamo superare insieme vanno dal terrorismo, dall’estremismo violento e dalle armi di distruzione di massa fino alla necessità di ridurre la nostra dipendenza verso l’energia fossile, reagire alla povertà, alle malattie ed alla fame che toccano ancora troppa gente nel mondo. Insieme, dobbiamo ricomporre i rapporti con il Cremlino che ha fermamente rafforzato il suo potere statale, che si è ritirato dal trattato sulle armi convenzionali in Europa (FCE) e che minaccia di puntare i suoi missili contro i suoi vicini, anche se lavoriamo insieme alla Russia sull’Iran, la Corea del Nord e su altri interessi comuni di primaria importanza. Dobbiamo mantenere verso l’Iran la giusta proporzione di diplomazia, di aperture politiche ed economiche, e di pressione perché ricominci a cooperare con il Consiglio di Sicurezza, affinché abbandoni ogni idea terroristica e dia al suo popolo il futuro che esso merita. E dobbiamo incoraggiare la Cina ad utilizzare la sua crescente potenza in direzione della stabilità e della pace, presso i suoi vicini o negli affari del mondo. In breve, viviamo in un mondo complicato e pericoloso che richiede da parte di quelli che hanno la possibilità di vivere in società libere di riunire le loro forze per proteggere ciò che abbiamo e per consolidare ed allargare la Comunità democratica.

 

L’UE INDISPENSABILE

 

Quando noi, gli Stati Uniti, cerchiamo nel mondo i partner che possono rispondere a queste sfide, guardiamo certamente ai nostri alleati dell’Asia e alle altre potenti democrazie a sud ed a est; ma spesso, ci arrestiamo alla sola Ue. Noi consulteremo sempre Londra per prima, come le altre  capitali, ma sempre più spesso ci volteremo anche verso le istituzioni europee. Con quindici missioni su tre continenti, l’Ue ha provato la sua capacità di costituire un insieme più grande della somma delle sue parti. Oggi, l’Ue fornisce aiuti allo sviluppo, ai diritti umani, ai programmi anticorruzione, agli istruttori di polizia, alle facoltà d’inquadramento e, più importante, alla capacità di riunire tutte queste cose nella proporzione giusta per far fronte al problema della fase.

La Gran Bretagna è stata nazione pilota per la costruzione di queste capacità nell’Ue ed esse sono proficue: a prova di ciò, la missione civile-militare dell’Ue in Bosnia, le missioni di polizia a Timor Est ed a Rafah, e gli sforzi di mantenimento della pace in Ciad. Sosteniamo la direzione europea in ciascuno di questi casi. Ma mentre la capacità europea di condurre azioni comuni in materia di potenza “morbida” (soft power) è aumentata, il nostro impegno transatlantico in materia di potenza forte (hard power) è diminuito. (…) già, in Ciad, le nazioni europee che partecipano alla missione scoprono che anche per organizzare un’operazione modesta di sostegno della pace, occorrono elicotteri di manovra, aerei da trasporto a lungo raggio d’azione; mezzi sofisticati di informazioni, di sorveglianza e di riconoscimento; mezzi di comunicazione moderni ed interoperabili. Tutto l’aiuto allo sviluppo del mondo, tutto il sostegno alla buona gestione e tutti gli addestramenti di polizia del mondo non servono a nulla se inizialmente non potete fornire la sicurezza alle persone che cercate di aiutare.

 

BISOGNO D’EUROPA

L’organizzazione che servo, la NATO, trae gli stessi insegnamenti in Afganistan. È per questo che sono a Londra oggi per dire che gli Stati Uniti, che il Regno Unito, che la NATO ed il mondo democratico hanno bisogno di una capacità di difesa europea più forte e più potente. Una politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) che usa soltanto il soft power non basta. Ciò impone che la Gran Bretagna utilizzi con determinazione la sua direzione in Europa perché le spese europee di difesa aumentino nuovamente: occorre migliorare i mezzi militari europei collocati in settori trascurati come quelli degli elicotteri, i droni, le forze speciali; disporre di comunicazioni interoperabili e di soldati addestrati alla lotta antiribellione. È nostro interesse comune perché gli americani ed i britannici non possono continuare a portare tale parte della responsabilità globale senza ulteriore aiuto dei nostri alleati ed amici. (…) questo ci riporta alla mia idea prima: abbiamo bisogno di un’Ue più forte, abbiamo bisogno di una NATO più forte, e se l’Afganistan ci ha fatto apprendere una cosa, è che abbiamo bisogno di relazioni più prossime e affidabili tra loro. Andrò più lontano: se da ambo le parti dell’Atlantico crediamo realmente ad un approccio globale sulla sicurezza, che riunisca il meglio della nostra potenza, soft e hard (power, ndr) allo stesso tempo, abbiamo bisogno di uno spazio dove possiamo pianificare ed addestrarci a tali missioni, come un’unica famiglia Ue-Nato. Non abbiate timore, non sto parlando del ravvicinamento di istituzioni o anche della fusione dei loro mandati. Quello non avrebbe senso né per l’Europa né per l’America. L’Europa ha bisogno di uno spazio dove possa agire indipendentemente, ed abbiamo bisogno di un’Europa capace e determinata a farlo, nella difesa dei nostri interessi e valori comuni. Tuttavia, non possiamo continuare ad andare ciascuno per proprio conto in regioni lontane del mondo, e scegliere ogni volta i nostri partner. Le coalizioni di volonterosi hanno il loro limite. Dobbiamo apprendere a pensare, prepararci ed agire insieme, pur preservando l’autonomia di ogni istituzione. Non soltanto in Afganistan ed in Kosovo, dove la NATO e l’Ue sono impegnate; ma ogni volta che saremo chiamati a sostenere la sicurezza e lo sviluppo, che sia nei territori palestinesi, in Africa o per le prossime sfide appena concepibili oggi. Se possiamo realizzarlo come Comunità transatlantica, potremo anche, come membri nel cuore della famiglia delle Nazioni Unite, rafforzare gli sforzi dell’organizzazione.

 

Congiuntura favorevole

 

Le buone notizie, sono che gli astri sembrano allinearsi per favorire tale coerenza. A Parigi, abbiamo il presidente che vuole utilizzare la sua presidenza dell’Ue per rafforzare l’Europa della difesa, ed in seguito riportare la Francia in una NATO rinnovata. A Washington, i dirigenti di qualsiasi parte chiamano ad un’Europa unita. Ed a Londra, David Miliband ci chiede di sostenere l’onda civile del mondo a favore della democrazia, tanto con il soft power che con l’hard power. Così, i vecchi contenziosi ed altre discussioni si alleviano sulle due rive dell’Atlantico. Dobbiamo ora mostrare una saggezza uguale per ridurre le barriere tra le organizzazioni. Sotto l’aspetto europeo, un partner come la Turchia che contribuisce generosamente alle missioni dell’Ue e vuole cooperare all’agenzia europea di difesa deve essere accolto: lo si deve consultare ed offrirgli un accordo di sicurezza e dei diritti proporzionati ai propri contributi ed al proprio potenziale. In cambio, la NATO deve aprire le sue porte ad un partenariato completo con Cipro e portare a termine un accordo di sicurezza, pur incoraggiando Malta a ritornare nel partenariato per la pace. I vecchi membri dell’Ue e della NATO come il Regno Unito, la Francia e la Germania detengono le chiavi di questo grande accordo.

Gli Stati Uniti restano pronti ad aiutarli, ma gli europei devono prendere l’iniziativa di far sciogliere i ghiacciai dell’assurdo "conflitto freddo" tra le due organizzazioni (…). (…) la mia generazione è pronta ad iniziare il lavoro ad elaborare uno dei più grandi partenariati della storia, l’Unione transatlantica, per rispondere alle sfide più recenti che influiscono sulla nostra sicurezza e la nostra libertà.

 

ESTRATTI DEL DISCORSO AL CLUB DELLA STAMPA A PARIGI IL 22 FEBBRAIO 2008 (…) l’organizzazione che servo, la NATO, trae gli stessi insegnamenti in Afganistan. Quindi quando il presidente francese Nicolas Sarkozy dichiara nel novembre 2007 davanti congresso americano: "L’Europa deve ora riprendere la il dossier principale delle sue capacità militari…" ci sono più crisi che non capacità per occuparsene ", nessun americano lo disapprova." Siamo d’accordo con la Francia: l’Europa, gli Stati Uniti, la Nato ed il mondo democratico hanno bisogno di una capacità di difesa europea più forte e più potente (…) perché il presidente Sarkozy ha ragione: "la NATO non può essere ovunque". (…) con lo spirito di queste sfide, accogliamo con grande piacere la dichiarazione del presidente francese, "la Francia resterà impegnata in Afganistan tanto a lungo quanto necessario, perché ciò che è in gioco, è il futuro dei nostri valori e dell’alleanza atlantica". Con forze a Kabul, gruppi integrati d’addestramento pronti senza limitazioni, Mirage nel Sud e l’annucio recente di rinforzi, vediamo che la Francia svolge un ruolo crescente in questo combattimento. (…) Nicolas Sarkozy vuole utilizzare la presidenza dell’Ue per rafforzare l’Europa della difesa, ed in seguito riportare la Francia in una NATO rinnovata. Con un motore francese nelle due organizzazioni, possiamo avvicinarle ancora più. A Washington, i dirigenti di qualsiasi parte chiamano ad un’Europa unita ed applaudono all’appello del presidente francese perché l’Unione europea e la NATO "vadano mano nella mano". (…) ciò richiederà coraggio, creatività e spirito d’immaginazione. Questo richiederà un impegno considerevole da parte di ciascuno di noi. Ma se Washington e Lafayette hanno potuto unire le loro forze per respingere le giubbe rosse, allora, certamente, la nostra generazione potrà elaborare uno dei più grandi partenariati della storia, l’Unione transatlantica, per rispondere alle sfide più recenti che influiscono sulla nostra sicurezza e la nostra libertà.

Victoria Nuland

Mme Victoria Nuland représente les États-Unis d’Amérique auprès du Conseil de l’Atlantique Nord.

NDLR : Cet article a été initialement publié dans le revue Défense nationale et sécurité collective, avril 2008, pp. 29-34. Nous vous invitons à visiter son site à l’adresse http://www.defnat.com 

Copyright février 2008-Nuland