fonte geostrategie.com, trad. di G.P.
Nell’ora della fine liberale della storia, considerata come via inevitabile dopo la caduta del comunismo sovietico nel 1991, l‘idea di una pace democratica ed eterna si è imposta come un’evidenza morale. Ma, questa visione deterministica della storia, ispirata da Fukuyama (1), è stata annullata dall’evoluzione geopolitica attuale segnata dalla nascita di conflitti periferici che seguono de facto, alla conflittualità centrale Est/Ovest della guerra fredda.
Senza finire in un anti-americanismo preventivo, si può supporre che la strategia messa in atto da Washington in questa fase post-ideologica ed avida, in nome del suo ”destino manifesto”(2), di universalizzazione dell’ideologia liberale, non è estranea a questo impasse. Da questo punto di vista si può, con legittimità, accusare la strategia americana, che mira a rafforzare il proprio sistema di sovranità globale in Eurasia, di voler controllare la crescita di potenza di stati che minacciano la sua direzione. In quanto attori suscettibili di esercitare in un futuro non lontano una concorrenza geopolitica sullo spazio eurasiatico, la Russia, la Cina e l’India, o l’Europa, mirano proprio a ciò. In questo contesto, l’estensione da parte americana del sistema anti-missile ABM (anti-ballistic system) prende un significato politico ovvio, in previsione del controllo dell’Eurasia “scenario centrale del pianeta”, secondo l’esperto americano Brzezinski (3), e di mantenere il suo statuto di “sola superpotenza mondiale”(4). Cercando di neutralizzare una potenza russa in ricostruzione, lo scudo ABM è dunque una pietra angolare per l’America sulla grande scacchiera eurasiatica, che supera la dimensione strategica e si iscrive in una volontà d’egemonia politica. Questa sete di potenza dell’America si presenta, secondo R. Kagan (5), capo della corrente neoconservatrice, come una base oggettiva e soprattutto, legittima, dell’ordinamento liberale internazionale (6). In quest’asse, si tratta di chiedersi se tale offensiva americana in Eurasia – catalizzata dall’ ABM – è messa in atto contro la minaccia russa, percepita come l’ereditiera della superpotenza Sovietica. Inoltre, occorre interrogarsi sulla capacità dell’America di impedire il ritorno della Russia, o la riduzione del suo potere nel cuore del suo spazio d’influenza storica, la Comunità degli stati indipendenti (CSI). Nella percezione strategica russa, derivata dal suo concetto di sicurezza 2000, sempre in vigore, la ABM si iscrive in un passo globale che minaccia allo stesso tempo il suo sistema di sicurezza e le sue prerogative politiche nella CSI. Questo concetto precisa che le “minacce contro la sicurezza nazionale della Federazione Russa “(…) si manifestano nei tentativi di altri Stati di opporsi al rafforzamento della Russia, come uno dei centri influenti del mondo multipolare, di ostruire la messa in atto dei suoi interessi nazionali ed indebolire le sue posizioni in Europa, nel Vicino Oriente, in Transcaucasia, in Asia centrale e nell’Asia del Pacifico(7).” D’altra parte, nel testo, è precisato che “la comparsa potenziale di basi militari e di contingenti militari stranieri, in prossimità delle frontiere della Russia fa parte delle minacce principali contro la sicurezza nazionale russa.” In altre parole, le basi della NATO e degli Stati Uniti (di cui quelle del futuro ABM) sono implicitamente volte a questo scopo. Ma nel gennaio 2000 – data dell’elaborazione del concetto strategico – lo scudo anti-missile era ancora soltanto allo stato di progetto. Si può dunque supporre che la futura dottrina strategica russa, in via di revisione, si metta a fuoco maggiormente contro queste iniziative incerte dell’occidente, a scopo teoricamente difensivo, ma che tendono a stigmatizzare la minaccia russa. Queste strategie militari insidiose di Stati membri della NATO sono state denunciate il 20 novembre 2007, dal presidente Putin, precisando che “la Russia non resterebbe indifferente di fronte a questo modo di mostrare i muscoli”(8). Dato lo stato dell’arte si tratta di chiedersi se l’estensione eurasiatica del sistema ABM – in parallelo a quello della NATO – si iscriva nella strategia di lungo termine di roll back (rimozione) della potenza russa, teorizzata da Zbigniew Brzezinski.’ Un elemento chiave è l’accerchiamento della potenza russa grazie alla destabilizzazione delle sue regioni frontaliere e l’instaurazione di una cinghia politico-strategica che mira – via ABM e NATO – ad isolarla. Come ha ricordato senza alcuna ambiguità, Henry Kissinger, ex consigliere del presidente Nixon, “la NATO deve restare un rifugio contro una Russia sempre tentata dal demone dell’imperialismo”(9). Nelle sue grandi linee, l’11 settembre ha fornito un’opportunità innegabile all’amministrazione neo-conservatrice, nutrita di un “orgoglio imperiale smisurato” secondo il consiglio sorprendente di Brzezinski nel febbraio 2007 (10), di accelerare questa strategia anti-russa. In ciò, il doppio spiegamento attuale dell’ ABM e della NATO attorno alla Russia appare come un’iniziativa strategica politicamente non neutrale e soprattutto, secondo Mosca, un tradimento delle promesse seguite alla fine della guerra fredda.
Note
1 -Fukuyama F. (1992) : ‘’La fin de l’histoire et le dernier homme’’, éd. Flammarion.
2 – Podhoretz N. (2000) : ‘’Pour une diplomatie néo-reaganienne’’, Politique internationale, n°89, automne 2000.
3 – Zbigniew Brezinski, ancien conseiller du Président Carter, exprime la continuité de la politique étrangère américaine. Il fonde cette dernière sur les deux concepts stratégiques clés de Henry Kissinger, promoteur de la Realpolitik en phase de guerre froide : l’équilibre des puissances théorisé par Metternich et la doctrine du containment élaborée par George Kennan. Il préconise aujourd’hui la déstabilisation des zones périphériques de la Russie en vue de son encerclement.
4 – Brzezinski Z. (1997, p. 249) : “Le grand échiquier – L’Amérique et le reste du monde”, éd. Bayard.
5 – Kagan R. (2006) : ‘’La puissance et la faiblesse’’, suivi de ‘’Le revers de la puissance’’, éd. Hachette littératures, Pluriel Actuel.
6 – Sur ce point, Kagan rappelle que ‘’Les Etats-Unis sont à tous égards une société libérale, progressiste et, dans la mesure où ils croient à la puissance, les américains pensent que celle-ci doit servir à promouvoir les principes d’une civilisation libérale et d’un ordre mondial libéral’’. Kagan R. (2006, p. 69), op. cit.
7 – ‘’Concept de sécurité nationale de la fédération de Russie’’, Décret présidentiel n°24, 10 janv. 2000. Souligné par moi.
8 – www.fr.rian.ru, ‘’Poutine accuse l’Otan de jouer des muscles’’, 20/11/2007.
9 – Kissinger H. (2004, p. 110) : ‘’La Nouvelle Puissance Américaine’’, éd. Fayard, le Livre de Poche.
10 – www.legrandsoir.info, ‘’La bombe de Brzezinski : Bush cherche un prétexte pour attaquer l’Iran’’, Barry Grey, 5/02/2007.