Usa e getta
Nel Donbass la situazione è nuovamente peggiorata. Dalle schermaglie degli ultimi mesi, lungo la linea del fronte, si è passati alle manovre di penetrazione dell’esercito Kiev nella zona controllata dalle milizie separatiste fedeli a Mosca.
Gli attacchi sono stati respinti ma la popolazione civile si sente sempre meno sicura nelle case e nelle strade, dopo aver faticosamente recuperato un minimo di normalità nel periodo precedente.
I soldati ucraini hanno forzato la zona cuscinetto vicino a Debaltsevo, con armi pesanti e mezzi corazzati.
Gli accordi di Minsk vietano gli sconfinamenti dell’area smilitarizzata e l’utilizzo di simili equipaggiamenti che già tanti danni hanno procurato alle città del Donbass, facendo centinaia di morti tra i civili.
Gli osservatori dell’Ocse hanno denunciato le azioni di Kiev in svariati frangenti ma in Occidente hanno sempre finto di non sentire. La risposta russa, alle ennesime provocazioni da parte ucraina e a quelle (poco) diplomatiche dei suoi alleati, si è concretizzata col rifiuto di partecipare ad ulteriori negoziati nel cosiddetto formato Normandia con i governi di Germania, Francia e la stessa Ucraina. Gli oligarchi che siedono al potere a Kiev non si sentono vincolati dagli accordi presi in quella sede perché rispondono direttamente alla Casa Bianca. E Washington non ha nessuna intenzione di togliere questa spina dal fianco al Cremlino.
Se fosse stato il contrario, le marionette della Rada sarebbero già state convinte a varare la riforma costituzionale sulle autonomie che avrebbe dato a Donetsk e Lugansk la certezza di poter amministrare il proprio territorio secondo gli specifici interessi locali. Ma è proprio questo che il pacifista Obama non vuole. Mettere alle corde la Russia in tutti i modi per evitare il multipolarismo ed il saldamento di cointeressenze geopolitiche ostili al suo predominio. Questo è stato il suo primo obiettivo e questo sarà probabilmente anche quello del suo successore, si chiami Clinton o Trump. Per impedire tutto ciò il potere Usa sacrificherà fino all’ultimo ucraino. Fino all’ultimo europeo. Ed, anche, fino all’ultimo nero della Louisiana o straccione bianco che potrà inviare in guerra. Tutto per preservare la sua egemonia globale che la propaganda definisce superiorità della civiltà occidentale, con le sue libertà, le sue democraticità e tante altre amenità.