Venire a patti con l’Impero Americano
di George Friedman
[Traduzione di Piergiorgio Rosso da: https://www.stratfor.com/weekly/coming-terms-american-empire]
“Impero” è una parola sporca. Considerando il comportamento di molti imperi, questo non è irragionevole. Ma impero è anche semplicemente la descrizione di una condizione, molte volte non pianificata e raramente prevista. Essa è una condizione che nasce da una enorme squilibrio di potenza. In effetti, gli imperi creati intenzionalmente, come la Francia napoleonica e la Germania nazista, raramente sono durati. La maggior parte degli imperi non intendono diventarlo. Essi lo diventano e poi si rendono conto di che cosa sono. A volte non si rendono conto di che cosa sono per lungo tempo, e che la mancanza nel vedere la realtà può avere conseguenze enormi.
La seconda guerra mondiale e la nascita di un Impero
Gli Stati Uniti sono diventati un impero nel 1945. E’ vero che nella guerra ispano-americana, gli Stati Uniti hanno intenzionalmente preso il controllo delle Filippine e di Cuba. E’ anche vero che hanno cominciato a pensare a se stessi come un impero, ma in realtà non lo erano. Cuba e le Filippine erano la fantasia di un impero, e questa illusione fu sciolta durante la prima guerra mondiale, il periodo successivo di isolazionismo e la Grande Depressione.
Il vero impero americano, che è emerso successivamente, era un sottoprodotto di altri eventi. Non c’è stata grande cospirazione. In qualche modo, le circostanze della sua creazione l’hanno reso più potente. La dinamica della seconda guerra mondiale ha portato al crollo della penisola europea e la sua occupazione da parte di sovietici e americani. La stessa dinamica ha portato alla occupazione del Giappone e alla sua diretta gestione da parte degli Stati Uniti come una colonia di fatto, con il generale Douglas MacArthur come viceré.
Gli Stati Uniti si sono trovati con un impero straordinario, che volevano anche abbandonare. Questo è stato un vero e proprio desiderio e non mera propaganda. In primo luogo, gli Stati Uniti sono stati il primo progetto anti-imperiale nella modernità. Si opposero all’impero in linea di principio. Più importante, questo impero era una perdita di risorse americane e non una fonte di ricchezza. La seconda guerra mondiale aveva frantumato sia il Giappone che l’Europa occidentale. Gli Stati Uniti hanno ottenuto pochi o nulli vantaggi economici dal dominio in questi paesi. Infine, gli Stati Uniti hanno concluso la seconda guerra mondiale in gran parte incontaminati dalla guerra e come forse uno dei pochi paesi che avevano tratto profitto da essa. I soldi si facevano negli Stati Uniti, non nell’impero. Le truppe e i generali volevano tornare a casa.
Ma a differenza della prima guerra mondiale, gli americani non potevano lasciare la presa. Quella guerra in precedenza aveva rovinato quasi tutti i partecipanti. Nessuno aveva la forza di tentare di essere egemone. Gli Stati Uniti si accontentarono di lasciare l’Europa nelle proprie dinamiche. La seconda guerra mondiale si è conclusa in modo diverso. L’Unione Sovietica era stato distrutta ma rimaneva comunque potente. Era un egemone a est, e in assenza degli Stati Uniti, in teoria poteva dominare tutta l’Europa. Questo ha rappresentato un problema per Washington, dal momento che una vera Europa unita – sia una federazione volontaria e efficace sia sotto il dominio di un singolo paese – avrebbe avuto risorse sufficienti per sfidare la potenza americana.
Gli Stati Uniti non potevano andarsene. Non pensavano di dover sorvegliare un impero, e certamente hanno permesso un’autonomia politica interna più ampia di quanto i sovietici hanno fatto nella loro regione. Al contrario, oltre a mantenere una presenza militare, gli Stati Uniti hanno organizzato l’economia europea e hanno creato e partecipato al sistema di difesa europea. Se l’essenza della sovranità è la capacità di decidere o meno di andare in guerra, allora il potere non era a Londra, Parigi o Varsavia. Era a Mosca e a Washington.
Il principio organizzativo della strategia americana è stata l’idea di contenimento. Incapace di invadere l’Unione Sovietica, la strategia di default di Washington era di controllarla. L’influenza degli Stati Uniti si diffuse da tutta l’Europa all’Iran. La strategia sovietica era di affiancare il sistema di contenimento sostenendo insorgenze e movimenti alleati quanto più profondamente possibile dietro le linee americane. Gli imperi europei stavano crollando e frammentandosi. I sovietici hanno cercato di creare una struttura di alleanze dai loro resti, e gli americani hanno cercato di contrastarla.
L’economia dell’Impero
Uno dei vantaggi dell’allearsi con i sovietici, in particolare per i gruppi di insorti, era una generosa fornitura di armi. Il vantaggio di allinearsi con gli Stati Uniti era l’appartenenza a una zona di commercio dinamica e l’avere accesso al capitale di investimenti e alla tecnologia. Alcune nazioni, come la Corea del Sud, hanno beneficiato straordinariamente di questo. Altre non hanno fatto. I leaders in alcuni paesi come il Nicaragua sentivano di avere più da guadagnare dal sostegno politico e militare sovietico che dal commercio con gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti erano di gran lunga la più grande potenza economica, con un controllo completo del mare,basi di tutto il mondo, e un sistema dinamico di commercio e di investimento che ha beneficiato i paesi che sono stati strategicamente fondamentali per gli Stati Uniti o almeno quelli in grado di approfittarne . Fu a questo punto, all’inizio della Guerra Fredda, che gli Stati Uniti hanno iniziato a comportarsi come un impero, anche se non consapevolmente.
La geografia dell’impero americano era costruita in parte sulle relazioni militari, ma pesantemente sulle relazioni economiche. In un primo momento queste relazioni economiche erano abbastanza banali per gli affari americani. Ma, mentre il sistema maturava, il valore degli investimenti è salito insieme con l’importanza delle importazioni, esportazioni e del mercato del lavoro. Come in ogni impero veramente di successo, esso non è cominciato con un grande disegno e neanche con il sogno di esso. La necessità strategica ha creato una realtà economica di paese in paese finché alcune industrie importanti sono diventate dipendenti da almeno alcuni di questi paesi. Gli esempi evidenti sono l’Arabia Saudita e il Venezuela, il cui petrolio ha alimentato le compagnie petrolifere americane, e che quindi – a parte un’importanza strategica convenzionale – sono diventati economicamente importanti. Questo alla fine li ha resi strategicamente importanti.
Mentre un impero matura, il suo valore economico aumenta, in particolare quando non esercita costrizione sugli altri. La coercizione è costosa e mina il valore di un impero. La colonia ideale è quella che non è affatto una colonia, ma una nazione che gode di relazioni economiche sia con il potere imperiale che con il resto dell’impero. La relazione militare primaria dovrebbe essere o di dipendenza reciproca oppure, escludendo questa possibilità, di dipendenza dello stato cliente vulnerabile dal potere imperiale.
Così è stato che gli Stati Uniti sono scivolati dentro l’impero. In primo luogo, erano enormemente ricchi e potenti. In secondo luogo, hanno dovuto affrontare un potenziale avversario in grado di sfidarli globalmente in un gran numero di paesi. Terzo, hanno utilizzato il loro vantaggio economico per indurre almeno alcuni di questi paesi in relazioni economiche, e quindi politiche e militari,. In quarto luogo, questi paesi sono diventati significativamente importanti per diversi settori dell’economia americana.
I limiti dell’impero americano
Il problema dell’impero americano è l’essere appeso alla Guerra Fredda. Durante questo periodo, gli Stati Uniti si aspettavano di andare in guerra con una coalizione intorno a sé, sapendo di dover portare il peso principale della guerra. Quando l’operazione Desert Storm scoppiò nel 1991, il principio base della Guerra Fredda prevalse. C’era una coalizione, con gli Stati Uniti al centro di essa. Dopo il 9/11, si decise di combattere in Afghanistan e in Iraq, con il modello base. C’era una coalizione, ma la forza militare centrale era americana, e si è ipotizzato che i benefici economici dello stare con gli Stati Uniti fossero evidenti. In molti modi, le guerre del dopo-9/11 hanno avuto la struttura di base dalla seconda guerra mondiale. I pianificatori della guerra in Iraq hanno discusso in modo esplicito l’occupazione della Germania e del Giappone.
Nessun impero può durare con il governo diretto. I nazisti sono stati forse il miglior esempio di questo. Hanno cercato di governare la Polonia direttamente, hanno conquistato territorio sovietico, hanno messo da parte Vichy per governare non la metà, ma tutta la Francia, e così via. Gli inglesi, invece, hanno governato l’India con un sottile strato di funzionari e ufficiali e una più grande squadra di uomini d’affari che cercavano di fare fortuna. Gli inglesi, ovviamente, hanno fatto meglio. I tedeschi si esaurirono non solo ingannandosi, ma anche per aver deviato truppe e amministratori a sorvegliare direttamente alcuni paesi. Gli inglesi poterono trasformare il loro impero in qualcosa di straordinariamente importante per il sistema globale. I tedeschi hanno sbattuto non solo contro i loro nemici, ma anche contro le loro conquiste.
Gli Stati Uniti sono emersi dopo il 1992 come l’unica potenza globale ed equilibrata. Cioè, era l’unica nazione che poteva schierare potere economico, politico e militare a livello globale. Gli Stati Uniti erano e rimangono estremamente potenti. Tuttavia, questo è molto diverso dall’essere onnipotenti. Seguendo i dibattiti politici in Russia, Iran o Yemen, si riceve la sensazione che essi percepiscono che il potere degli Stati Uniti non abbia limiti. Ci sono sempre dei limiti, e gli imperi sopravvivono conoscendoli e rispettandoli.
Il limite primario dell’impero americano è lo stesso di quello degli imperi britannici e romani: demografico. In Eurasia – Asia ed Europa insieme – gli americani stanno in inferiorità numerica dal momento in cui mettono piede a terra. L’esercito americano è costruito intorno a moltiplicatori di forza, le armi che possono distruggere il nemico prima che il nemico distrugga la relativamente piccola forza schierata. A volte questa strategia funziona. Nel lungo periodo, non può. Il nemico può assorbire il logoramento molto meglio della piccola forza può americana. Questa lezione è stata appresa in Vietnam e rafforzato in Iraq e in Afghanistan. L’Iraq è un paese di 25 milioni di persone. Gli americani hanno inviato circa 130.000 soldati. Inevitabilmente, il tasso di perdite ha travolto gli americani. Il mito che gli americani non hanno lo stomaco per la guerra dimentica che gli Stati Uniti hanno combattuto in Vietnam per sette anni e in Iraq per circa la stessa durata di tempo. Il pubblico può rimanere molto tranquillo. La matematica della guerra è il problema. A un certo punto, il tasso di logoramento va semplicemente al di là dei fini politici.
Il dispiegamento di una forza principale in Eurasia è insostenibile se non in casi molto particolari in cui una forza soverchiante può essere dispiegata in un luogo dove è importante vincere. Queste occasioni sono in genere poche e rare. In caso contrario, l’unica strategia è la guerra indiretta: l’inversione dell’onere della guerra su chi vuole sopportarla oppure non può evitare di farlo. Per i primi anni della seconda guerra mondiale, la guerra indiretta è stato utilizzata per sostenere il Regno Unito e l’Unione Sovietica contro la Germania.
Ci sono due varietà di guerra indiretta. Il primo è sostenere le forze indigene i cui interessi sono in linea. Ciò è stato fatto nelle prime fasi dell’Afghanistan. La seconda è mantenere l’equilibrio di forza tra le nazioni. Stiamo assistendo a questo modulo in Medio Oriente, gli Stati Uniti si muovono tra le quattro principali potenze regionali – Iran, Arabia Saudita, Israele e Turchia – sostenendo ora una ora l’altra in un atto d’equilibrio perpetuo. In Iraq, i combattenti americani effettuano attacchi aerei in parallelo con le forze di terra iraniane. Nello Yemen, gli Stati Uniti appoggiano attacchi aerei sauditi contro gli Houthi, che hanno ricevuto una formazione iraniana.
Questa è l’essenza dell’impero. Il detto britannico è che esso non ha amici permanenti o nemici permanenti, solo interessi permanenti. Quel vecchio cliché è, come la maggior parte dei luoghi comuni, vero. Gli Stati Uniti sono in procinto di imparare quella lezione. In molti modi gli Stati Uniti sono stati più attraenti quando avevano amici e nemici chiaramente identificati. Ma questo è un lusso che gli imperi non possono permettersi.
Costruire un sistema di equilibrio
Ora stiamo vedendo gli Stati Uniti riequilibrare la propria strategia con l’imparare a bilanciare. Una potenza mondiale non può permettersi di essere coinvolta direttamente nei diversi conflitti che si incontrano in tutto il mondo. Si esaurirebbe rapidamente. Utilizzando vari strumenti, si devono creare equilibri regionali e globali senza usurpare la sovranità interna. Il trucco è quello di creare situazioni in cui altri paesi vogliono fare ciò che è nell’interesse degli Stati Uniti.
Questo sforzo è difficile. Il primo passo è quello di utilizzare incentivi economici per plasmare il comportamento di altri paesi. Non è il Dipartimento del Commercio statunitense, ma le aziende che fanno questo. Il secondo è quello di fornire un aiuto economico ai paesi esitanti. Il terzo è quello di fornire aiuti militari. Il quarto è quello di inviare consiglieri. Il quinto è quello di inviare una forza schiacciante. Il salto dal quarto livello al quinto è il più difficile da padroneggiare. La forza schiacciante non dovrebbe quasi mai essere utilizzata. Ma quando i consulenti e gli aiuti non risolvono un problema che deve essere risolto con urgenza, allora l’unico tipo di forza che può essere utilizzata è la forza schiacciante. Le legioni romane furono usate con parsimonia, ma quando sono stati utilizzate, hanno comportato una forza soverchiante da sopportare.
Le responsabilità dell’Impero
Ho volutamente parlato degli Stati Uniti come un impero, sapendo che questo termine è stridente. Coloro che chiamano gli Stati Uniti un impero di solito vogliono indicarlo come il male. Altri li chiameranno in diverso modo, se possono. Ma è utile per affrontare la realtà in cui si trovano gli Stati Uniti. E’ sempre utile essere onesti, soprattutto con se stessi. Ma è ancora più importante, perché se gli Stati Uniti si pensano come un impero, allora inizieranno a imparare le lezioni del potere imperiale. Niente è più dannoso di un impero che usa la sua forza con noncuranza.
E’ vero che gli Stati Uniti non hanno realmente intenzione di essere un impero. E’ anche vero che le sue intenzioni non contano in un modo o nell’altro. Le circostanze, la storia e la geopolitica hanno creato un ente che, se non è un impero, certamente gli assomiglia. Gli imperi possono essere tutt’altro che opprimenti. I persiani erano abbastanza liberali nella loro prospettiva. L’ideologia americana e la realtà americana non sono intrinsecamente incompatibili. Ma due cose devono essere affrontate: in primo luogo, gli Stati Uniti non possono dar via il potere che hanno. Non esiste un modo pratico per farlo. In secondo luogo, data la vastità di quel potere, essi saranno coinvolti in conflitti che lo vogliano o no. Gli imperi sono spesso temuti, a volte rispettati, ma mai amati dal resto del mondo. E facendo finta che non sei un impero non inganni nessuno.
L’atto di bilanciamento in Medio Oriente rappresenta un riequilibrio fondamentale della strategia americana. E’ ancora goffo e mal pensato, ma sta accadendo. E per il resto del mondo, l’idea che gli americani stanno arrivando diventerà sempre più rara. Gli Stati Uniti non interverranno. Gestiranno la situazione, a volte a vantaggio di un paese e talvolta dell’altro.