Verso una filosofia scientifica
Verso una filosofia scientifica. Ecco perché i veri filosofi sono rari.
Come ho già detto molte volte, le grandi idee filosofiche possono anticipare le scoperte scientifiche. È accaduto con Democrito e gli atomi, Aristarco di Samo e l’astronomia, Nietzsche e la meccanica quantistica. Questa è la vera filosofia non quell’obbrobrio autoreferenziale dei finti pensatori che negano la scienza per fare gli arruffapopoli o riducono la filosofia a battaglia culturale contro il capitale (ridotto a sua volta a cosa, anziché essere interpretato correttamente quale rapporto sociale). Cosa resterà un giorno dei vari Cacciari o Agamben o anche di altri che giocano a fare gli antiglobalisti (a chiacchierare) solo per vellicare gli istinti più bassi del popolino il quale si illude di saper vedere gli arcana impèrii? Di questi filosofasti Nietzsche diceva:
“Lasciate pure crescere i filosofi allo stato selvaggio, negate loro ogni prospettiva di impiego e di inserimento nelle professioni borghesi, non li solleticate più con stipendi, anzi di più: perseguitateli, considerateli con sfavore; vi troverete di fronte a dei miracoli! Allora si sparpaglieranno e cercheranno qua e là un tetto, quei poveri filosofi apparenti; qui si apre una parrocchia, là una scuola elementare l’uno si rifugia nella redazione di un giornale, l’altro scrive manuali per scuole femminili superiori, il più ragionevole di loro dà mano all’aratro, e il più vanitoso va a corte. Improvvisamente tutto è vuoto, il nido è rimasto senza uccelli: giacché è facile liberarsi dai cattivi filosofi, basta smettere di favorirli. E ciò è in ogni caso più consigliabile che proteggere una filosofia, quale che essa sia, pubblicamente, per mezzo dello Stato.”
Un intellettuale di spessore come Bogdanov lo aveva colto tanto tempo fa. Riporto le sue parole in forma di dialogo a vantaggio di tutti, uomini sapiens o anche asinini.
“A: Quando mi sono provato a confrontare la ricerca scientifica con quella filosofica, mi sono accorto che certi problemi filosofici non avevano molto senso, in particolare quelli che meno somigliavano ai problemi scientifici. Così, i cosiddetti “problemi di fondo” della filosofia hanno prodotto in me dei “dubbi di fondo”. È possibile la conoscenza? A quali condizioni? Che cos’è l’essere reale? La conoscenza corrisponde all’essere reale? E così via. Tutto questo, ormai, mi sembrava poco importante e “di scarso interesse, un gioco scolastico con le parole che, in definitiva, non era veramente necessario a nessuno. E adesso penso che i compiti veri della filosofia si identificano con quelli della scienza. Il resto non è altro che un ammasso di chiacchiere vane.
B: Benissimo. Non posso che approvare queste conclusioni.
A: Questo vuol dire che la filosofia non esiste?
B: Non ho detto questo. Al contrario, penso che – purtroppo – esista ancora.
A: La filosofia come grandezza immaginaria, come un’inutile scolastica contro la quale bisogna lottare. È a questo che si riferisce?
B: No, no. Secondo me la filosofia è ancora necessaria e non è ancora il momento di farla sparire.
A: Non capisco. Lei pensa che i problemi di fondo cui ho alluso abbiano, al momento, un senso reale e importante, ma che lo perderanno in seguito? O di queste cose non parla?
B: Sì, in effetti non ne parlo, perché se vi ci si applica una critica scientifica non ne resta un granché. Ma c’è filosofia e filosofia.
A: Allora secondo lei esiste una filosofia diversa da quella cattiva, una filosofia non scolastica?
B: Sì, più o meno.
A: Una filosofia scientifica?
B: Un termine adeguato..
A: Che si pone dei compiti scientifici?
B: In effetti…
A: E che applica dei metodi scientifici?
B: Penso.
A: Ma allora sarà una scienza, non una filosofia.
B: Purtroppo no.
A: Ma di quale filosofia parla? Si spieghi, per favore. Mi interesserebbe molto conoscere la vera filosofia. B: Un momento, un momento. Prima mi dica che cosa intende per filosofia, o meglio che cosa intendeva per filosofia prima di esserne deluso.
A: Intendevo il termine nel senso di un settore a carattere generale nell’ambito della conoscenza umana.
B: Allora prendiamo la tesi della conservazione dell’energia. La considera di tipo scientifico o filosofico?
A: Scientifico, direi…
B: Allora, secondo lei, questo principio non appartiene al novero dei principi più generali rispetto alla conoscenza umana?
A: No, certo che vi appartiene. Forse è il principio più generale che sia stato trovato dai primi sviluppi del pensiero ai giorni nostri.
B: E non è una contraddizione che la filosofia si definisca come il settore dei problemi più generali e che lei proponga di attribuire il più generale dei principi, come l’ha definito, al settore scientifico?
A: Certamente è una contraddizione, ma non lo sarebbe “
più se io negassi l’esistenza stessa della filosofia.
B: E non pensa che potrebbe essere una contraddizione virtuale, che il suo sillogismo sia valido?
A: Può spiegarsi, per favore?
B: Ci proverò. Ricorda forse un concetto della filosofia antica vicino a quello della conservazione dell’energia?
A: Più o meno. Si riferisce al “Nulla si crea e nulla si distrugge ”?
B: Precisamente. Secondo lei è una tesi scientifica o filosofica?
A: Filosofica, naturalmente. Non aveva né un fondamento né alcuna possibile applicazione nella scienza di quell’epoca.
B: Ma nella scienza di oggi la tesi della conservazione dell’energia non è, allo stesso tempo, scientifica e filosofica?
A: Sì. Adesso capisco. Evidentemente, tutto dipende dalla differenza dei principi scientifici e filosofici.
B: Bene. Il problema sta appunto nella natura di questa differenza. Ma dov’è la prova del fatto che la teoria della conservazione dell’energia appartenga alla scienza?
A: Nei saggi rigorosi che descrivono l’esame scientifico della tesi, nella possibilità di prevedere lo sviluppo dei fenomeni osservati.
B: Saggi rigorosi, osservazioni precise… è la tecnica scientifica, vero?
A: Si,
B: La differenza tra scienza e filosofia consiste dunque nel rapporto con questa tecnica?
A: Senza dubbio. Di conseguenza, se la verifica tecnica di un’idea è possibile, si tratta di un’idea scientifica; se la verifica tecnica è impossibile, è un’idea filosofica.
B: Ma una verifica può essere impossibile oggi e possibile, forse, domani.
A: E allora l’idea filosofica si trasformerà in un’idea scientifica.
B: E per questo dovrà risultarne che fino a quel momento fosse inutile e infruttuosa?
A: Beh…
B: Per esempio, la tesi filosofica del Nulla si crea e nulla si distrugge, quella di cui abbiamo parlato finora, è stata inutile?
A: No, per la visione nel mondo nel suo complesso…
B: È stata utile per questo complesso? Poteva proporre, in sé, una certa direzione al pensiero e alla ricerca? Non poteva opporsi alle pretese della magia, alla ricerca del moto perpetuo, e così via? Non preparava i fondamenti della scienza attuale, della legge di Lavoisier, della legge dell’energia, appunto?
A: Sì, certo… anche se, se ben ricordo, su quella tesi si fondava anche la teoria della metempsicosi. B: Oltre alle applicazioni brillanti, ce ne state anche di fallimentari. Ma questo succede anche nella scienza…
A: È vero. Lei dunque vede nelle idee filosofiche le larve delle future idee scientifiche?
B: Sì, una volta che, come le crisalidi dal loro guscio, siano liberate dall’involucro filosofico a opera della tecnica scientifica…
A: Bene… Ma ho ancora un problema. Come è possibile che un’idea filosofica che non deriva dall’esperienza scientifica e che non è neppure tecnicamente ammissibile possa essere un’anticipazione di una conoscenza scientifica? Da
dove la si deriva, in questo caso?
B: Se non dall’esperienza scientifica, esatta, da quella inesatta della vita quotidiana. L’uomo dell’età classica non aveva forse, nella sua esperienza quotidiana, sufficienti elementi per arrivare al Nulla si crea e nulla si distrugge?…
A : Allora dobbiamo considerare la filosofia come una via verso la scienza, un suo equivalente provvisorio.
B: Sì…