VI RICORDATE LA SCENA DEL POTËMKIN? (di Giellegi 15 feb 11)

E’ la scena in cui gli ufficiali della corazzata vogliono convincere i marinai che, al massimo con un po’ di sale in più, si può mangiare la carne putrida in cui brulicano i vermi. Disgustoso il primo piano di quel brulichio, ma fondamentale per capire la verminosità del potere zarista, che i reazionari destri ancor oggi difendono, vomitando sulla grande rivoluzione bolscevica del ’17 che vorrebbero far passare, i dementi, per un putsch. E per capire nel medesimo tempo come simili imposizioni di un potere arrogante siano certo fondamentali per riuscire a smascherarlo e infine provocare la rivolta, su cui ci si deve inserire con la terribilità della violenza contro chi esercita il suo arbitrio in modo così brutale, ottuso, inconsapevole della fine imminente.

    Oggi, i vermi ci assediano da tutte le parti, da “destra” e da “sinistra”. Brulicano vorticosamente, ma i popoli europei, e l’italiano in particolare, sono anestetizzati da un relativo benessere da oltre mezzo secolo, accettano tutto, non sanno ragionare. Guardate le foto della “rivolta iraniana” sull’Ansa come sul Giornale e altrove. Non si sa quando siano state scattate; in ogni caso non si arriva a venti giovinastri con bende sul viso, qualche macchina o bidone in fiamme. E’ semplicemente la ripetizione della “fossa di Timisoara”, delle folle kosovare in esodo, sempre le stesse per giorni e mesi, con ripetizione perfino incredibile per il suo essere scoperta falsificazione, fidandosi appunto della smemoratezza della “ggente”. Queste menzogne sono accettate e propalate da miserrimi intellettuali di sinistra, ma nello stesso senso da giornalisti e ambienti della destra reazionaria, filo-Usa e filo-israeliana. E’ del resto la destra a preparare leggi inaudite per impedire la critica ad un paese aggressore, e sicario degli Usa, come Israele (e l’antisemitismo non c’entra nulla, lo sanno bene, è solo l’ordine del padrone che deve essere rispettato).

    Per uno come me, che è stato comunista (e non ha mai rinnegato, anche se ho tenuto presente che cos’è divenuto tale movimento dopo decenni di degenerazione), è ovvio che la sedicente sinistra – più volte ho spiegato, fra l’altro, che nemmeno è tale – solleva le più alte ondate d’odio. Per circa 60 anni ho avuto conoscenze e amicizie (buona parte delle quali ormai ex tali) nel ceto semicolto e in quello intellettuale, addirittura in quello “ultrarivoluzionario”; sono questi che vorrei oggi veder sparire d’un colpo, mi sembra ovvio. Tuttavia, “quelli di destra” sono altrettanto disgustosi e mentitori. A questo punto, sono convinto che Berlusconi è l’unico personaggio, in recita in quel teatro d’avanspettacolo detto politica, ad aver perseguito alcuni atti di politica estera che abbiamo apprezzato (in passato però).

    E ha agito in tal modo, probabilmente malvolentieri, perché così volevano coloro che l’hanno portato sul davanti della scena onde poter concludere una serie di importanti passi (affari economici, con alle spalle accordi più vasti) in direzione non consona ai desideri degli Usa. Trovandosi ormai il paese immerso in una ridicola e vergognosa recita, in cui tutto si gioca pro o contro B., molti, obtorto collo, l’hanno seguito perché sapevano di non poter durare senza di lui. Sia chiaro: una volta espulso dal gioco questo “uomo-civetta”, non si dissolve solo il centro-destra, ma pure lo schieramento opposto. Alcuni di sinistra l’hanno capito. L’unica alternativa è il famoso “governo di responsabilità nazionale” – formato da viscidi guitti dei due schieramenti – che sarebbe una mera cinghia di trasmissione delle decisioni del governo americano. A questo tendono oggi l’intera “sinistra” e il cosiddetto “centro”, ma mi sembra anche personaggi come Tremonti e gran parte della Lega. Diciamolo però papale papale: non c’è comunque gran futuro per un simile “comitato esecutivo” di ordini che metterebbe in dissesto l’Italia, mentre gli Usa sarebbero difficilmente in grado di assumere a lungo il compito di “mantenerci”. L’operazione fatta con la Fiat non è facile da ripetersi accollandosi un intero paese. Senza considerare tutti gli altri, che stanno mettendo a soqquadro con lo stesso intento e che dovranno “aiutare”, se vorranno reprimere i movimenti dopo essersi inseriti in essi perfino con qualche “eccitazione” in più.

    Difficile sciogliere subito il dilemma: si vuole la resa completa di Berlusconi, staccandolo da quei settori che hanno garantito un minimo di ripresa d’autonomia del sistema economico italiano (non riducendolo alla sola complementarietà con il sistema predominante, così come facevano i dominanti europei continentali reazionari inchinandosi, fino a metà ‘800, alla ideologica “scienza” dell’inglese Ricardo circa il “libero” commercio internazionale)? Oppure si preme ormai per eliminarlo, tenuto conto del suo isolamento all’interno stesso dello schieramento etichettato come “centro-destra”? Meglio non dare una risposta immediata. Anche perché ritengo Ferrara un uomo più intelligente degli imbecilli che circolano nel ceto giornalistico e intellettuale di questo paese infetto; e mi sembra incredibile che si ri-getti “generosamente” tra le braccia di Berlusca se proprio siamo agli “ultimi giorni di Berlino” (nel bunker hitleriano). Aspettiamo.

    2. Non possiamo però attendere nella riconsiderazione di alcuni momenti salienti della nostra storia, tutto un seguito di tradimenti e inganni. Vi è stato il “crollo del muro” con la messa in moto del rinnegamento dei piciisti, vendutisi ad Agnelli e agli Usa, seguito dal colpo di Stato di “mani pulite” riuscito solo a metà e dalla congiunta manovra di mafia e magistratura; non coordinate fra loro, sia chiaro, ché anzi si sono lasciate combattere l’una contro l’altra, così tutto era più credibile. La prima fu utilizzata soprattutto dagli Usa, la seconda dalla fellona industria “privata” (erede dei traditori del 1943) tramite i “comprati” piciisti. Tuttavia, il tradimento di questi ultimi proviene da molto prima: dalla “concertazione” (patto Agnelli-Lama del 1975, non a caso sempre mal visto dai socialisti dopo la svolta craxiana del Midas nel 1976), dal “compromesso storico” (seguito dal Governo Andreotti di “unità nazionale” nel 1976), anch’esso “ingoiato” a denti stretti dal segretario socialista, e dal viaggio (1978) del “primo ambasciatore” del Pci ricevuto e riverito a Washington.

    Abbiamo capito male la funzione delle due “correnti” (non ufficiali ma del tutto funzionanti) degli “amendoliani” e degli “ingraiani”. Sono stati questi ultimi, alla fine, ad allearsi con il centro berlingueriano, vero perno attorno a cui è ruotato di 180° il revisionismo piciista; dal possibile sbocco socialdemocratico a quello effettivo di piena e vile subordinazione agli Usa, processo in corso dagli anni ’70 e conclusosi nell’89-91, con la svolta che ha d
ato inizio ad un’altra storia di più totale tradimento con svendita a basso prezzo pur di non essere travolti dalla fine del “socialismo”. In questa svolta, la sedicente “sinistra” piciista – cercando di trascinarsi dietro settori operai turlupinati, ingannati, portati di sconfitta in sconfitta dalla Cgil e dalla Fiom – è stata coadiuvata dai radical-chic manifestaioli, che hanno mediato con i “rivoluzionari falliti” del ’68 e ’77, passati di campo, da ambiziosi “piccolo-borghesi” quali li aveva subito individuati Pasolini, per servire da ceto intellettuale e giornalistico all’industria-finanza “privata”, quinta colonna degli Stati Uniti nel nostro paese.

    Sono convinto che già l’eliminazione di Mattei non sia stata solo opera della solita Cia, ecc.; è maturata anche al “nostro interno”, servendosi certo dei tradizionali legami tra mafia siciliana e gangsterismo Usa, ma quale semplice manovalanza. Tuttavia, credo siano cruciali, per capire il tradimento piciista, i famosi “anni di piombo”, i ’70 con code rilevanti negli ’80 (fino al “crollo del muro”, poi tutto è stato assai sporadico; è un caso?). La lotta tra Pci e “terrorismo” – anch’essa invisa a Craxi (e non certo per “buon cuore”), che cercò di contrastarla, con il suo culmine nell’affaire Moro – è stata espressione di un non visibile conflitto tra chi già cercava, e otteneva nei suoi ambienti maggioritari, un avallo dagli Usa e chi, nell’altro campo, avvertiva tale tradimento e si ingegnava, avendo addentellati dentro il Pci (quegli addentellati che portavano gli americani, anche tramite l’Ambasciatore Gardner, a consigliare di tener ancora fuori il partito dal Governo per via dei “segreti” Nato), a contrastarli e ritardarli il più possibile.

    In questo contrasto, le “povere” BR sono state il vaso di coccio; da leninisti piuttosto scolastici (Lenin avvertiva sempre circa la priorità dell’“analisi concreta della situazione concreta”, cioè dei rapporti di forza nella congiuntura storicamente specifica) hanno creduto di giostrare all’interno delle contraddizioni avversarie – tra imperialismo statunitense, con ormai “alleata”, cioè serva, la maggioranza (centro berlingueriano e sedicente sinistra) del Pci, e socialimperialismo Urss, che usava soprattutto alcuni Servizi, tipo tedesco-orientale e cecoslovacco, particolarmente severi nella difesa del “vecchio ordine” sovietico – mentre sono divenute strumento di tali contraddizioni. Quando lo sfasciacarrozze Gorbaciov andò al potere (1985), la tensione “terroristica” si “calmò” salvo sporadiche code, ancor oggi presenti in modo molto saltuario (e del resto si tratta di sigle che nascondono probabilmente tutt’altra realtà).

     La gioia di tutti i “sinistri” del Pci, dei fu radicali “ultrarivoluzionari”, compresi i già “gruppettari”, fu travolgente; si poteva avanzare verso il “grande voltafaccia”, che tuttavia richiedeva il crollo socialistico, atteso come la manna del Cielo. Appena si compì – con movimento popolare nato da sicuro malcontento a causa della sclerosi del sistema sovietico, messa ancor più in luce dall’inettitudine (solo? Mah!) gorbacioviana, ma certamente alimentata da “ovest” (cioè dagli Usa), così da estendersi a “macchia d’olio” come si tenta di far oggi in Nord Africa e Medio e vicino Oriente – questi miserabili piciisti (di “sinistra”), “ultrarivoluzionari”, ecc. si gettarono a pesce sull’evento e si vendettero beatamente a coloro che erano già lì con le braccia aperte: ambienti Usa ma con l’intermediazione della Confindustria agnelliana, che se ne servì nel tentativo, tuttora in corso, di annientare del tutto l’industria “pubblica” (sempre tra virgolette, poiché pubblico e privato sono pura ideologia, conta solo se si tratta di industria di passate fasi o di quella strategica delle nuove).

    Dobbiamo ripensare integralmente questa storia perché il grande tradimento da lì prende avvio con l’appoggio speciale di tutte le frange credute sinistre, da cui è uscito il ceto intellettuale dei furfanti “ultrà” degli ultimi 40 anni, che in Italia ha raggiunto il culmine della ribalderia. In effetti, non capivo all’epoca come si potesse essere maoisti e, nello stesso tempo, filo-movimento cecoslovacco del ’68 (Dubcek, ecc.) e poi addirittura esaltati per Solidarnosc (1980; ci fu una “ragazza” di sinistra “radicale” che ebbe il coraggio di definire la rivolta polacca un nuovo ’17 e Walesa un nuovo Lenin; fui allibito da tanto sfrontato abominio di uno dei più “fulgidi esempi” del processo putrefattivo di cui sto parlando). Qualcosa non tornava, lo sentivo. Adesso afferro: erano solo ambiziosi snob (ma parvenu) accolti nei salotti della “borghesia” ormai sfatta e decadente, e nei letti di mature e “bruttocce” signore da “premi letterari”, magari mogli separate di nobili debosciati e ricchi industriali che ormai le mantenevano (non è Berlusconi ad aver iniziato simili “riti”; solo che lui si è poi rifornito anche di vere “puttane”, ma belle, e come ben si sa le riccamente mantenute signore non possono mai essere “zoccole”, ci mancherebbe!); e queste “signore”, a loro volta, mantenevano “rivoluzionari ultrasinistri”, artisti piciisti, ecc. Tutto questo lerciume è stato l’humus per il moltiplicarsi dei “vibrioni” del tradimento. Ripensiamo questa storia (salvo quella meno importante dei salotti e dei letti), è fondamentale.

    3. Per il momento, non mi sembra necessario aggiungere molto d’altro. Non è affatto Berlusconi la causa del marciume italiano. E’ invece la putrefatta post-borghesia (lo ripeto con gusto: erede dei traditori del ’43), che ha “comprato” una corrente già “ultrarivoluzionaria” (la cui parte intellettuale è stata messa a dirigere i suoi giornali, è stata infilata a forza in TV, ecc.) di autentici Demoni dostoevskijani, per corrompere tutto, tentando di annientare anche le basi della nostra autonomia. Trincerandosi dietro l’“ometto di Arcore”, Eni, Finmeccanica, Enel – che, ne sono certo, hanno comunque quinte colonne al loro interno – si sono in parte salvate. Solo se restano tali, si potrebbero salvare nel contempo i ceti sociali piccolo-imprenditoriali, pur essi frutto di una storia particolare da ri-scrivere. Tuttavia, qualcosa non sta funzionando, perché dietro i traditori c’è l’ancora più forte potenza. Da 17 anni ci trasciniamo nel “mai deciso” definitivamente. Adesso, in concomitanza con un’azione a raggiera iniziata in Nord-Africa, si cerca di chiudere il cerchio. Per il momento, lo ribadisco, nulla è certo, salvo che la situazione è molto compromessa; sia a “sinistra” (vero movimento iniziatore del tradimento e del marciume) sia a “destra” (dove si tende ad opporsi senza alcuna visione alternativa reale), siamo circondati dalla cloaca che sta debordando.

    Cerchiamo comunque di afferrare bene dov’è la causa (il grande tradimento del Pci e degli “ultrasinistri”, sopra delineato per
sommari tratti) e dov’è l’effetto: una scelta infelice dei gruppi di resistenza, una scelta che non sembrano in grado di sostituire, nel mentre gli apparati di Sicurezza sono viepiù invasi da uomini dei gruppi dominanti antinazionali (al seguito degli Usa dell’attuale “serpente abbronzato”). Da qualche parte (atteggiamento di Ferrara) si spinge al cedimento l’“ometto di Arcore”. Da altre parti, si tentano deboli, e a mio avviso inefficaci, compromessi per tentare di stabilire un’alleanza tra i settori industriali, base della nostra minima autonomia (e del possibile ri-fiorire dei ceti produttivi del lavoro “autonomo” e piccolo-imprenditoriale), e una parte degli industriali filo-Usa; magari, come Marchionne, in contrasto con la Confindustria, ma che agisce con modalità tutt’affatto diverse da quelle di Eni, ecc. che tentano di allargarsi verso “est” e “sud”.

    Preoccupa molto la ripresa di iniziativa degli Usa “serpentini” e l’assordante silenzio di Russia e Cina. Usa e Israele non sono in contrasto, ma in azione combinata, con differenziazioni di tattica ben studiate per ottenere la massima apertura del ventaglio strategico (prima un po’ asfittico e caratterizzato dal solo “bastone”). Mentre invece non sono sicuro che agiscano in combutta Presidente e Primo Ministro russi. Quanto alla Cina, ha troppi motivi di compromesso (in equilibrato conflitto) con gli Usa; non mi fido per nulla. Inoltre, come ha detto un commentatore acuto nel blog, la Turchia è sul “filo del rasoio”. Lo stesso Iran, quindi, data l’attuale congiuntura per quanto riguarda la disposizione delle forze in campo – chi sta in offensiva (Usa) e chi sulla difensiva – deve stare molto attento e all’erta.

   Per il momento è tutto; seguiamo, ma con apprensione. In ogni caso, più o meno tutte le ipotesi su cui è nato e ha proseguito questo blog, si vanno rafforzando, pur se necessitano di continue correzioni di rotta. Per il momento, dal punto di vista delle nostre scelte di campo, la situazione è pessima. Il compito di combattere i traditori, la prima causa della putrefazione italiana, resta decisivo; anche perché, godendo del vantaggio di una “destra” inetta e complessivamente incolta e dell’improntitudine del suo limitato leader, questi traditori, marci e corrotti, si fanno passare per “progressisti” e per “anime belle”, mentre sono autentici mostri, il vero cancro di questa società. Hanno invertito la causa con l’effetto, gridano al lupo essendo loro il lupo. E gli altri sono degli imbecilli; oppure gente che nuota sott’acqua come Tremonti (e leghisti vari). Veramente un bello spettacolino.

   PS Pregherei di leggere l’articolo di Geronimo su Libero di oggi (15). Finita la “manina d’oltreoceano”, da prendere sul serio la “manif” delle donne (di un disgusto senza pari), Berlusconi che deve ritirarsi o almeno aprirsi all’alleanza con l’Udc (dove lui è entrato da poco). Meno male che questi democristi ci ricordano sempre quanto viscidi e contorti erano. Sappiamo bene cosa è stata l’operazione “mani pulite” che ha cancellato la Dc. Tuttavia, non dimentichiamo mai che l’immagine più propria di questo partito, degno di un’Italietta parrocchiale, è quella di Forlani dalla cui bocca comincia a scendere un rivolo di bava. Ricordiamo e vomitiamo. Male “mani pulite”, opera di pura sovversione; ma la Dc, compresi i rinnegati che si sono salvati abiurando e schierandosi con i golpisti e i loro mandanti, fa pur sempre venire in mente la scena del Potëmkin.