VOTIAMO NO

RENZI

 

Credo che Gianfranco La Grassa abbia colto il punto essenziale sul Referendum costituzionale, previsto per il 4 dicembre. Dietro la scenografia delle opposte propagande per il sì e per il no, che, in ogni caso è più sì che no, considerato che gli oppositori di Renzi sono suoi segreti alleati e stanno lavorando per il re di Prussia, si nasconde il prossimo colpo di mano contro il popolo italiano. Quest’ultimo sarà anche peggiore di quello messo in atto da Monti. Quello del bocconiano lo ricorderemo appena come un pizzicotto rispetto agli sganassoni che prenderemo, a breve, dal fiorentino. Del resto, Napolitano aveva calcolato quasi tutto. Il Paese doveva essere prima tramortito per poi finire rottamato. Non nei suoi stravizi burocratici e politici, che continueranno a proliferare bellamente, ma nelle sue ultime sicurezze sociali. Saltare la transizione avrebbe accresciuto i rischi di rivolta popolare e questa classe politica di maiali attaccati al trogolo, corrotta dalla testa alla coda, non avrebbe mai avuto il fegato di passare subito alle nefaste conclusioni.
Il referendum è pertanto la pantomima che precede la tempesta. Siamo, insomma, all’anticamera di un altro golpe bianco contro la nazione paragonabile a quello dei primi anni ’90, quando le Mani pulite e le coscienze sporche rovesciarono come un calzino l’economia del Paese per ridurlo sul lastrico. Solo che questa volta, le solite masse ignoranti, anziché andare a lanciare monetine all’Hotel Raphael, si recheranno direttamente ai seggi a depositare il loro voto nell’urna e lo faranno, oggi come allora, condizionate da un tam tam mediatico che le ha confuse senza possibilità di rinsavimento.
Se vince il sì, come probabilmente avverrà, non useranno la vaselina per sodomizzarci. Ci caleranno i calzoni e ci infileranno su per il culo pensioni, sanità, assistenza e quant’altro ci abbia permesso di resistere in questi anni di crisi impietosa. Poi ci butteranno in mezzo ai profughi a lottare per la sopravvivenza. Con l’affermazione del si nascerà, dunque, il partito della Fazione che raccoglierà traditori da tutti gli altri movimenti, svuotando soprattutto Forza Italia. Se vince il no si dovrà cambiare la tattica di intortamento, magari sostituendo il Premier con un altro burattino più incline alle larghe intese e alla gradualità del disfattismo, ma la strategia complessiva resterà la stessa, nonostante la battuta d’arresto. In questo clima di forzata riconciliazione è più facile che emerga una specie di partito della nazione, anche se non lo chiameranno così per giocarsi sempre la carta delle finte contrapposizioni tra sedicente destra e sedicente sinistra.
Una soluzione sicuramente migliore dell’andare a votare sarebbe quella di bruciare tutte le sedi elettorali, la sede del Governo e del Parlamento esercitando il diritto lockiano di resistenza e ribellione contro i governanti che usano il potere “non per il bene di quelli che vi sottostanno” ma per i loro vantaggi privati e le corvè ai loro signori stranieri.
Poiché costoro hanno deciso la distruzione di ogni conquista sociale, dall’unità d’Italia fino ad oggi, saremmo più che legittimati ad agire con la violenza. Siccome però non voglio farmi arrestare per intanto vi invito ad andare a votare. Meglio no che si, anche se scegliere il male minore non significa allontanare il male.